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L'intervista

Anita Maria Tummolo, geriatra e pianista: "Suonare con dolore non è normale"

Anita Maria Tummolo, geriatra e pianista: "Sentire dolore mentre si suona non è normale"

Un’anima poliedrica, che unisce rigore scientifico ed estro artistico. Anita Maria Tummolo è medico geriatra, specializzata in demenza e cure palliative, ma è anche una pianista appassionata, che non ha mai smesso di coltivare il suo amore per la musica. Due strade percorse in parallelo fin dal principio: nel 2013 si diploma in pianoforte al Conservatorio di Potenza e due anni dopo consegue la laurea in medicina all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. La carriera prosegue con la specializzazione in geriatria e un incarico al Policlinico Gemelli. Ma la musica resta sempre al centro: corsi di perfezionamento, un master in direzione d’orchestra e un’intensa attività didattica. E poi la svolta, con la prima edizione del master in medicina riabilitativa per artisti da palcoscenico, organizzato dall’Università degli Studi di Milano in collaborazione con il Centro Don Gnocchi e il Teatro alla Scala. Anita non se lo fa dire due volte e si iscrive: è un’occasione preziosa di dare un volto unico alla sua doppia vocazione.

Non capita tutti i giorni di trovare un medico specializzato nella cura degli artisti. Cosa si intende precisamente?
“È una disciplina che si occupa della presa in carico globale degli artisti da palcoscenico. Spesso si pensa solo alle malattie fisiche, ma dietro c’è molto di più: ansia da prestazione, problemi cognitivi, disturbi psicologici. È una valutazione a 360 gradi, che non può prescindere dall’interazione del musicista con lo strumento, che chiediamo sempre di portare in visita”.

Quali sono i disturbi più comuni?
“Spesso gli artisti soffrono di tendiniti, lombalgia e dolore cervicale. C’è poi una condizione molto particolare che colpisce soprattutto i pianisti: la distonia focale. È un disturbo legato alla perdita di controllo della motricità fine che può seriamente compromettere la carriera. Colpisce soprattutto individui con un’elevata tendenza al perfezionismo, che li porta a passare moltissime ore allo strumento. Va ricordato che la comparsa di dolore mentre si suona uno strumento non è normale e fisiologico e quindi merita sempre una valutazione”.

Quali strategie adottare in termini di prevenzione?
“Si dovrebbe iniziare già nei Conservatori e nelle scuole: è importante sensibilizzare soprattutto gli studenti, perché in futuro possano diventare professionisti della musica consapevoli e in salute. Già durante il percorso di studi si dovrebbe porre attenzione sulle buone abitudini ergonomiche verificando l’altezza della seduta, la posizione del leggio e l’illuminazione della stanza. Prima di mettersi allo strumento è fondamentale fare qualche esercizio di riscaldamento e a fine sessione rilassare i muscoli con un po’ di stretching. E in generale, studiare con consapevolezza: se un passaggio non viene bene, bisogna capire il problema alla radice evitando ripetizioni ossessive”.

E una volta identificato il disturbo, qual è il trattamento?
“In base al tipo di patologia, potrebbe essere necessario intraprendere dei trattamenti fisioterapici o, nel caso in cui il dolore sia legato a movimenti sbagliati durante l'esecuzione, cicli di rieducazione del gesto artistico e della postura".

Come vede il futuro di questa professione?
“C'è ancora molta strada da fare: in Italia gli ambulatori specializzati sono pochissimi – massimo tre o quattro. Il grande obbiettivo è rendere questa figura una presenza stabile in conservatori, teatri, orchestre e tutte le realtà in cui operano gli artisti. C'è ancora troppo poca consapevolezza sull'importanza di questa professione, che avrebbe un impatto enorme sulla qualità di vita e sulla carriera degli artisti”.

Giulia Turato 

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