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Tre proverbi veronesi che raccontano la saggezza popolare della città

Dalle tradizioni antiche agli insegnamenti di vita quotidiana

Tre proverbi veronesi che raccontano la saggezza popolare della città

Foto di repertorio

La cultura popolare di Verona non si esprime solo attraverso la sua storia millenaria e le bellezze artistiche, ma anche nei modi di dire tramandati di generazione in generazione. I proverbi veronesi, spesso pungenti e ironici, racchiudono una saggezza semplice ma profonda, capace di descrivere situazioni di vita con una vena di umorismo e realismo. Ecco tre detti tipici della città scaligera che meritano di essere conosciuti.

“El fiòl del osti, el va sempre in stòpa”
Letteralmente “Il figlio dell’oste va sempre in taverna”, questo proverbio ironizza su chi, per natura o abitudine, segue le orme della propria famiglia senza grandi sorprese. È un modo per dire che spesso le persone tendono a ripetere i comportamenti o le professioni dei genitori, in un gioco di affetti e tradizioni.

“Chi va pian, va san e va lontan”
Un detto noto in tutta Italia, ma con radici forti anche nel veronese, che invita alla prudenza e alla costanza: “Chi va piano, va sano e va lontano”. Un monito a non affrettare le cose, a procedere con calma per raggiungere risultati duraturi senza rischi inutili.

“A la fin tót i càlchen zo”
Questo proverbio, traducibile come “Alla fine tutti calano (cedono)”, è una sottile osservazione sulla natura umana e sulla resilienza. Indica che, prima o poi, tutti devono arrendersi o accettare le difficoltà, ricordando l’importanza della pazienza e dell’umiltà.

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