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Industria veneta: il modello tiene, nonostante la tempesta

Barbara Beltrame Giacomello (Confindustria Vicenza): “Nessuna crisi strutturale, ma una fase di assestamento. Il nostro sistema è ancora attrattivo e competitivo”

Industria veneta: il modello tiene, nonostante la tempesta

Foto di repertorio

«La notizia della morte del modello veneto dell’export è fortemente esagerata». Con una citazione di Mark Twain, la presidente di Confindustria Vicenza, Barbara Beltrame Giacomello, replica con fermezza alle riflessioni contenute nel recente rapporto della Banca d’Italia sull’economia regionale, che pone dubbi sulle prospettive del sistema produttivo veneto. Ma Beltrame rilancia: «Siamo in una fase complessa, certo, ma il nostro tessuto manifatturiero ha dimostrato ancora una volta di saper resistere e reinventarsi».

I dati parlano chiaro. L’export manifatturiero vicentino è passato dai 18,36 miliardi di euro del 2019 ai 22,4 miliardi del 2024, con un saldo commerciale positivo cresciuto da 10,2 a 13,22 miliardi. Ma, depurati dall’inflazione, i numeri rivelano una sostanziale stagnazione: -0,2% in termini reali rispetto al 2019. Eppure, sottolinea Beltrame, questo calo non è segnale di un indebolimento strutturale, ma di un contesto globale e nazionale straordinariamente difficile: pandemia, crisi energetica, rallentamento tedesco, instabilità geopolitica, stretta monetaria.

«Il nostro settore industriale – afferma – ha resistito a 26 mesi consecutivi di calo della produzione, mentre l’Italia brindava ai record del turismo. Ma le nostre PMI hanno retto grazie a qualità come flessibilità, specializzazione e un modello policentrico che sa adattarsi».

La presidente di Confindustria Vicenza evidenzia un altro aspetto spesso trascurato: la forte attrattività delle imprese venete per gli investitori internazionali. «I fondi – soprattutto esteri – bussano alle porte delle nostre aziende perché riconoscono il valore delle nostre competenze, filiere e know-how. Questo non è sintomo di debolezza, ma di solidità e potenziale di crescita nel lungo periodo».

La riflessione si allarga anche alle carenze croniche del Sistema Paese: energia, infrastrutture, burocrazia. «Li denunciamo da decenni – aggiunge Beltrame – e sappiamo che, prima o poi, questi limiti presenteranno il conto. Ma questo non significa che il nostro modello sia al tramonto. Anzi, oggi più che mai dobbiamo investire per rafforzarlo».

Ottimismo sì, ma con i piedi per terra. La presidente non nega le difficoltà: mercati instabili, domanda europea fiacca, costi di finanziamento elevati. Tuttavia, la vera forza dell’industria veneta sta nella sua capacità di reinventarsi: «Le nostre imprese non stanno rallentando. Stanno ripensando strategie, ricomponendo filiere e preparando la prossima fase di crescita».

Il futuro? Nelle mani di aziende che producono macchinari su misura, componenti medicali brevettati, tessuti hi-tech, applicazioni spaziali. Un modello che compete sulla qualità, sull’innovazione e sulla velocità, non sui prezzi. E che sa rispondere con prontezza alle esigenze di un mercato globale sempre più esigente.

Beltrame chiude con un invito a leggere con spirito costruttivo le analisi della Banca d’Italia e lancia un messaggio di fiducia: «Il nostro comparto industriale non ha perso occupazione, competenze né capacità produttiva. È pronto a ripartire, se sostenuto da una strategia condivisa tra imprese, istituzioni e territori. Il Veneto industriale ha già dato prova di avere coraggio. Ora è il momento di trasformare la “calma piatta” in slancio».

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