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Emergenza alimentare
26.06.2025 - 18:30
Le cucine popolari di Padova
“Possiamo dirlo con chiarezza: non ce la facciamo più. Né economicamente, né dal punto di vista organizzativo. Non è possibile che il volontariato si faccia carico, da solo, di un problema di tale portata”. Le parole di Marinella Mantovani, presidente del Centro di Servizio per il Volontariato (CSV) di Padova e Rovigo, risuonano con forza durante il seminario conclusivo del progetto “Food Policy – Green and Circular Food”, realizzato in collaborazione con l’Università Iuav di Venezia.
Il messaggio è chiaro: la povertà alimentare in Polesine ha superato da tempo la soglia dell’emergenza. I dati presentati dai ricercatori Silvia Zanin e Paolo Capovilla, sotto la guida dei professori Giulia Lucertini, Denis Maragno e Francesco Musco, raccontano un fenomeno esteso e strutturale. Solo l’Emporio della Solidarietà di Rovigo – attivo dal 2020 – assiste quasi 3.000 persone e oltre 900 famiglie, grazie all’impegno di una rete composta da 53 associazioni e più di 180 volontari. Nel 2024 sono stati distribuiti alimenti per un valore che supera gli 800.000 euro.
Ma questo è solo uno spaccato. Se si sommano gli aiuti provenienti dall’Emporio di Porto Tolle, dai servizi parrocchiali e dai canali informali, il quadro si fa ancora più complesso: oltre un terzo dei comuni polesani è coinvolto in una situazione di grave disagio.
“Il nostro ruolo – sottolinea Mantovani – deve essere di supporto, non di sostituzione alle istituzioni, che hanno il dovere di garantire i diritti fondamentali, come il diritto al cibo. I volontari mettono tempo, energie e risorse personali, ma da soli non bastano più”.
È per questo che il CSV propone la nascita di un Patto di Comunità contro la povertà alimentare, un’alleanza che coinvolga Comuni, enti pubblici, parrocchie, associazioni e cittadini. Un progetto di “amministrazione condivisa” che superi i confini tra enti e vada oltre la logica dell’emergenza.
L’Emporio di Rovigo, oggi gestito da Bandiera Gialla e sostenuto dalla Regione Veneto con un contributo di 20.000 euro l’anno – cifra che copre a malapena l’affitto del magazzino – affronta ogni giorno costi crescenti per energia, carburanti, assicurazioni e approvvigionamenti. Una pressione insostenibile per le sole associazioni.
“Non si tratta solo di rispettare i servizi essenziali previsti dalla legge – conclude Mantovani – ma di costruire una risposta collettiva, strutturata e solidale. Questa non è retorica: è una vera e propria chiamata alle armi civiche. E il momento di agire è adesso.”
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