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30.06.2025 - 13:26
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Dietro le mura del carcere maschile di Santa Maria Maggiore c’è un ufficio con telefoni che squillano di continuo, operatori concentrati sugli schermi, agende digitali sempre piene. Non è un call center qualunque: è la “sede distaccata” del CUP dell’Ulss 3 Serenissima, gestita da un gruppo di detenuti che rispondono ogni giorno alle richieste di visite ed esami medici di migliaia di cittadini.
Un’esperienza iniziata solo pochi mesi fa, ma già diventata un esempio di reinserimento virtuoso. Partiti in tre lo scorso novembre, oggi sono in nove, tutti assunti regolarmente e con un nuovo ufficio più grande all’interno del carcere. Uno di loro ha già varcato le sbarre definitivamente: grazie alla sua professionalità è stato assunto con lo stesso ruolo all’ospedale dell’Angelo di Mestre.
Dal debutto oltre 20 mila telefonate gestite
I numeri raccontano di un vero servizio essenziale: oltre 20.000 telefonate gestite dall’avvio, circa 5.500 al mese, con una media di 300 al giorno, divisi in due turni da quattro ore. Il gruppo è stato selezionato tra circa 270 detenuti italiani, di età compresa tra i 25 e i 45 anni, molti dei quali laureati o con buone competenze informatiche. Tutti sono stati assunti con contratti a tempo indeterminato, seguiti da un responsabile che ha saputo costruire un clima di fiducia e impegno.
Dalla cella alla scrivania: un’occasione di riscatto
Il progetto è nato dalla collaborazione tra la direzione del carcere, l’Ulss 3 Serenissima e il consorzio che gestisce il servizio prenotazioni. Dopo aver allestito un primo locale con reti aziendali, computer e software di gestione, ora l’ufficio si trasferisce in uno spazio più ampio per gestire l’aumento di personale e di chiamate.
Per i detenuti non è solo un lavoro, ma un’esperienza che ridà senso alle giornate dietro le sbarre. «Quando parliamo con le persone, soprattutto con gli anziani, e riusciamo ad aiutarli, sentiamo di aver fatto davvero qualcosa di buono» racconta uno di loro. «Non viviamo più alla giornata, abbiamo uno scopo. Ci sembra di essere fuori dal carcere e di avere una possibilità di riscatto che non possiamo sprecare».
Il direttore dell’Ulss 3: “La sanità è anche inclusione”
Anche il direttore generale dell’Ulss 3 Serenissima, Edgardo Contato, sottolinea il valore sociale dell’iniziativa: «Curare significa prendersi carico della persona, anche del suo benessere psichico e sociale. La detenzione non deve essere esclusione, ma un tentativo di riallinearsi con il mondo fuori. Questo progetto è una finestra aperta sul reinserimento. Ed è una sperimentazione che funziona, sia socialmente che economicamente».
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