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Cristina Guarda e l’Europa chiamata a riconoscere il diritto al cibo

L’eurodeputata dei Verdi sostiene l’Iniziativa dei Cittadini Europei per un’alimentazione equa e sostenibile

Cristina Guarda e l’Europa chiamata a riconoscere il diritto al cibo

Immagine di repertorio

Un appello forte e chiaro quello lanciato ieri da Cristina Guarda, eurodeputata dei Verdi, a favore del diritto universale al cibo, nell’ambito dell’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) “Mangiare è un diritto umano per tutti”, ufficialmente registrata dalla Commissione europea.

«I cittadini europei chiedono che il diritto al cibo venga finalmente riconosciuto come un principio fondante e integrato in tutte le politiche comunitarie – ha spiegato Guarda, membro della commissione Agricoltura (AGRI) e vicepresidente della commissione Petizioni (PETI) del Parlamento europeo –. È fondamentale garantire a tutti l’accesso a un’alimentazione sana e sostenibile, tutelare i piccoli produttori e i diritti dei lavoratori, e smettere di trattare il cibo come una semplice merce di mercato.»

L’iniziativa, ha sottolineato Almudena Garcia Sastre, membro del comitato promotore, rappresenta una svolta decisiva: «I cittadini europei hanno ora l’opportunità di far pressione per un sistema alimentare più giusto e sostenibile, chiedendo che il cibo venga considerato un diritto, non un privilegio. Con questa ICE sollecitiamo una legislazione concreta per assicurare a tutte le persone, a prescindere da reddito o provenienza, un’alimentazione adeguata, nutritiva e rispettosa dell’ambiente.»

La giornata è stata segnata anche da un panel al Parlamento europeo, intitolato “No One Left Hungry: Food Access as a Fundamental Human Right”, promosso da Guarda in collaborazione con ASSEDEL e con la partecipazione di Banco Alimentare e FIAN. «In un momento di crisi climatica, tensioni geopolitiche e crescenti disuguaglianze – ha aggiunto l’eurodeputata –, è paradossale che, mentre nutriamo 80 miliardi di animali da allevamento nel mondo, 8 miliardi di persone restino senza cibo. L’Europa deve cambiare rotta, orientando la propria politica agricola verso modelli più equi e sostenibili, che mettano al centro i bisogni reali di cittadini e pianeta, e non soltanto le logiche di mercato.»

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