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Il Veneto e il Nord Est superano la prova Invalsi, ma il Sud resta indietro

Meno della metà degli studenti al Centro-Sud comprende adeguatamente i testi scritti, mentre solo in Veneto e poche altre regioni del Nord la quota di allievi con competenze inadeguate scende sotto il 40%

Foto di repertorio

Foto di repertorio

Le prove Invalsi 2025 fotografano un’Italia spaccata in due sul piano dell’istruzione: mentre il Veneto, insieme a Valle d’Aosta, Lombardia, Provincia autonoma di Trento e Friuli-Venezia Giulia, riesce a contenere sotto il 40% la quota di studenti con competenze inadeguate in Italiano, al Centro-Sud meno di un ragazzo su due raggiunge i traguardi minimi di comprensione dei testi scritti.

Secondo i dati diffusi da Invalsi, le macro-aree settentrionali mantengono risultati medi accettabili: circa il 60-61% degli studenti dimostra un livello almeno adeguato di comprensione in Italiano. Al contrario, scendendo verso il Centro e il Mezzogiorno la situazione peggiora nettamente: le percentuali di successo calano sotto la metà, con picchi negativi in regioni come Lazio, Campania, Calabria e Sicilia, dove circa il 60% degli studenti non raggiunge il livello di accettabilità, e in Sardegna, dove la quota di chi resta indietro arriva addirittura al 70%.

Il divario territoriale si allarga anche in Matematica: i risultati medi restano più bassi di circa il 5% rispetto al 2019 e il punteggio medio 2025 segnala che il calo non si è ancora arrestato. Al Nord il 59-61% degli studenti raggiunge risultati adeguati, mentre nel Sud e nelle Isole la percentuale crolla, con differenze che toccano i 23 punti percentuali tra Nord Est e Sud. In Campania, in particolare, si osserva non solo una delle medie più basse del Paese, ma anche una forte polarizzazione tra studenti eccellenti e studenti in grave difficoltà.

L’Invalsi ha però certificato un dato positivo: il tasso di dispersione scolastica tra i 18 e i 24 anni è sceso dal 12,7% del 2021 a meno del 10,2% già nel 2025, centrando in anticipo l’obiettivo del Pnrr fissato per il 2026 e avvicinandosi al target europeo del 9% entro il 2030. Tuttavia questo ampliamento della platea scolastica porta con sé nuove sfide: restano nel sistema anche molti studenti che un tempo lo avrebbero abbandonato, ma che oggi mostrano fragilità negli apprendimenti, con un effetto di “zavorra statistica” che si riflette sui risultati medi.

Le rilevazioni di quest’anno hanno coinvolto circa 11.500 scuole e oltre 2,5 milioni di studenti di ogni ordine e grado. Ma la mappa dell’Italia dell’istruzione che ne emerge continua a essere marcata da un netto squilibrio tra Nord e Sud, con il Veneto e il Nord Est a fare da modelli virtuosi e il Mezzogiorno ancora in forte affanno sul fronte delle competenze di base.

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