In un periodo in cui tiene banco il fenomeno dei maturandi che rifiutano di affrontare il colloquio orale all’esame di Stato, da Treviso arriva un episodio che riaccende i riflettori sul rapporto tra studenti e senso di responsabilità. Un universitario, prossimo alla laurea, ha inviato una mail al suo docente chiedendo un gesto clamoroso: essere promosso con un 18 all’ultimo esame, nonostante l’insufficienza ottenuta nella prova scritta.
“Buongiorno professore, la contatto in merito all’esame da me sostenuto… L’esito della prova è risultato essere insufficiente. Le chiedo un 18. Mi rendo conto della gravità della richiesta, ma per me è l’ultimo esame prima della tesi e non passarlo è un grossissimo problema”, ha scritto lo studente in un messaggio indirizzato ad Alessandro Minello, economista e Adjunct Professor all’Università Ca’ Foscari.
L’esame, una prova scritta di economia dell’arte e della cultura, era stato valutato 14 su 30, con alcuni errori ritenuti “gravi” dal docente. La risposta del professore, intervistato dal Gazzettino, è stata netta: “Dopo oltre vent’anni di insegnamento, una richiesta così mi ha davvero destabilizzato. Gli studenti, normalmente, cercano di migliorare un voto già sufficiente, magari con un orale. Ma qui si pretende di trasformare un compito insufficiente in una promozione, senza nemmeno voler sapere dove si è sbagliato”.
Per Minello, il caso evidenzia un problema più profondo: la mancanza di consapevolezza e di responsabilità da parte dello studente. “Mi chiedo – conclude – com’è possibile avanzare una simile richiesta senza nemmeno porsi il problema della qualità del proprio lavoro? È come se il merito fosse irrilevante e contasse solo arrivare alla meta”.
Un caso limite che fa riflettere sullo stato dell’università italiana, sul ruolo dei docenti e sulla crescente difficoltà, da parte di alcuni studenti, di confrontarsi con le regole del percorso accademico.