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Dazi USA
14.07.2025 - 17:30
Donald Trump annuncia i dazi
La situazione del commercio estero per le imprese del Veneto orientale si fa sempre più complessa e preoccupante. A evidenziarlo è Confindustria Veneto Est, che sottolinea come i dazi statunitensi al 30%, in vigore dal prossimo agosto, siano insostenibili per il tessuto produttivo locale e potrebbero provocare contraccolpi pesanti sull’export, una voce che pesa per circa metà del Pil regionale.
L’analisi condotta dall’associazione di categoria mostra come più di sei aziende su dieci (63,4%), in particolare quelle a media intensità di export, stiano già adottando una strategia basata sul consolidamento nei Paesi tradizionalmente serviti e sulla diversificazione verso nuovi mercati emergenti. Tra questi, spiccano gli Emirati Arabi Uniti (+33,2%), l’Arabia Saudita (+20,1%), Israele (+11,4%), ma anche il Brasile, il Messico, l’Algeria e la Libia, tutti Paesi in cui le esportazioni venete registrano una crescita importante.
Tuttavia, le tensioni geopolitiche, con il conflitto in Medio Oriente e il rialzo dei costi energetici, si sommano alla svalutazione del dollaro, che, insieme ai dazi Usa, potrebbe portare a una barriera complessiva all’export superiore al 40%. “Se un dazio del 10% sarebbe già difficile da sostenere, uno del 30% è una vera e propria follia, che mette a rischio la tenuta delle nostre imprese”, avverte Paola Carron, presidente di Confindustria Veneto Est.
Carron chiede quindi che l’Unione Europea si mostri unita e ferma nel contrastare queste misure protezionistiche, che incidono pesantemente sulla fiducia delle imprese e sulla loro capacità di reagire in un mercato globale sempre più instabile. Nonostante ciò, il Veneto orientale continua a mantenere un saldo positivo nelle esportazioni verso Stati Uniti e Unione Europea, con il mercato Ue a 27 che assorbe il 60,2% delle esportazioni totali e gli Usa il 9%.
Il futuro del sistema produttivo veneto, dunque, passa inevitabilmente dalla capacità di diversificare e di aprirsi a nuovi mercati, ma lo scenario resta difficile e richiede risposte rapide e coordinate a livello internazionale per non compromettere i risultati raggiunti finora.
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