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Solidarietà e medicina

Padova non lascia indietro nessuno: bambino palestinese salvato con un trapianto di fegato

A mesi dall'intervento, il bimbo di cinque anni sta bene. La famiglia è scappata dalle bombe grazie a una complessa rete di aiuti umanitari

L'equipé specialistica guidata dal professor Umberto Cillo

L'equipé specialistica guidata dal professor Umberto Cillo

Una storia di speranza e cooperazione internazionale arriva dall’Azienda ospedaliera universitaria di Padova, dove un bimbo palestinese di cinque anni, proveniente da Gaza, è stato sottoposto con successo a un trapianto di fegato. Affetto fin dalla nascita da atresia delle vie biliari, una rara patologia epatica pediatrica che rende indispensabile il trapianto, il piccolo ha ricevuto l’organo nel dicembre 2024 e da allora i costanti monitoraggi hanno mostrato segni molto incoraggianti.

L’intervento è stato eseguito dall’équipe di chirurgia epatobiliare guidata dal professor Umberto Cillo e dalla dottoressa Annalisa Dolcet. Il percorso che ha portato il bambino a Padova è iniziato a gennaio 2024, pochi mesi dopo lo scoppio della guerra in Medio Oriente. Trasportato a bordo della nave «Vulcano» della Marina Militare italiana, impegnata in missione umanitaria per fornire assistenza ai feriti di Gaza, il piccolo ha incontrato un pediatra volontario, il dottor Roberto Dall’Amico, primario di Pediatria a Pordenone.

Grazie al suo intervento sono stati avviati i primi contatti con i colleghi della Pediatria di Padova, centro di riferimento nazionale per l’epatologia pediatrica, che hanno impostato le prime cure anche a distanza. Dopo un passaggio all’ospedale Santo Bono di Napoli per un ricovero di stabilizzazione, il bambino ha ottenuto, grazie al Ministero della Salute, un permesso di soggiorno come rifugiato ed è giunto a Padova insieme alla madre e ai suoi quattro fratelli.

Esclusa la possibilità di una donazione da consanguineo per incompatibilità, il piccolo è stato inserito in lista d’attesa per il trapianto pediatrico e ha ricevuto il nuovo fegato il 18 dicembre. L’ultima valutazione clinica, datata 5 giugno, conferma condizioni generali molto buone e un’ottima funzionalità dell’organo trapiantato. Una vicenda che testimonia il valore della collaborazione sanitaria internazionale e la capacità del sistema ospedaliero italiano di rispondere a bisogni complessi anche in contesti di emergenza umanitaria.

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