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Riforma sanitaria

Approvato in Veneto il disegno di legge per riformare i corsi di Medicina Generale

Il Consiglio regionale vota all’unanimità la proposta da trasmettere al Parlamento: previsto un Dipartimento integrato Università–Servizio sanitario, nuovo corso di specializzazione di quattro anni e riconoscimento universitario pieno per la Medicina Generale

Il teatro anatomico dell'Università di Padova

Il teatro anatomico dell'Università di Padova

Via libera unanime dal Consiglio regionale del Veneto al progetto di legge statale n. 27, che punta a riformare radicalmente i corsi di formazione in Medicina Generale e che ora sarà trasmesso al Parlamento nazionale. Il provvedimento prevede l’istituzione di un Dipartimento integrato Università–Servizio sanitario regionale e la modifica del decreto legislativo 368 del 1999, ridefinendo l’intero percorso di formazione dei medici chirurghi e degli specializzandi.

La proposta, a prima firma della vicepresidente della commissione sociosanitaria Anna Maria Bigon (Partito Democratico) e sottoscritta da consiglieri di maggioranza e opposizione, intende dare un riconoscimento pienamente universitario alla specializzazione in Medicina Generale, mettendola sullo stesso piano delle altre discipline mediche. «Si tratta di un primo passo verso una riforma strutturale – ha spiegato la consigliera Bigon – che non è solo un atto formale ma ridisegna la formazione e l’organizzazione del nostro sistema sanitario territoriale».

Anche l’assessore regionale Manuela Lanzarin ha espresso pieno sostegno: «Non possiamo che essere d’accordo, perché la sfida vera oggi è la medicina territoriale e la necessità di riformare questo istituto».

Il progetto prevede l’istituzione in ogni ateneo di un Dipartimento integrato Università–Servizio sanitario regionale, regolato da un decreto del Ministro dell’Università e della Ricerca, di concerto con il Ministro della Salute e sentita la Conferenza Stato-Regioni. Nei corsi di formazione sarà inclusa in modo strutturato la rete delle aziende sanitarie per i tirocini. Una modifica all’articolo 20 del decreto legislativo 368/1999 ribadirà l’uso di questa rete formativa, disciplinato da intese tra Governo e Regioni.

Un altro punto centrale è il cambio di denominazione: il corso diventerà «Medicina Generale di Comunità e Cure Primarie», evidenziando la dimensione territoriale e comunitaria del ruolo. L’inserimento nell’ordinamento universitario garantirà agli specializzandi la stessa equiparazione degli altri corsi di specializzazione anche sul piano economico, con borse di studio omogenee. La durata del nuovo percorso sarà di quattro anni, con una disciplina transitoria che accompagnerà la riforma nella sua fase iniziale.

Secondo i promotori, la riforma intende rispondere alla crescente esigenza di una sanità territoriale più forte e organizzata, formando professionisti in grado di affrontare la sfida delle cure primarie e di comunità con competenze cliniche e organizzative di livello universitario.

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