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16.07.2025 - 11:10
Foto di repertorio
Sessanta lavoratori a rischio licenziamento entro settembre e un albergo di riferimento della terraferma veneziana prossimo alla chiusura. È la situazione che si profila per il Laguna Palace Hotel di Mestre, in viale Ancona, dove la direzione ha comunicato ai sindacati l’intenzione di cessare le attività entro il 30 settembre, a causa della mancata proroga del contratto d’affitto con la società immobiliare proprietaria dell’immobile, Cobalto SPV, con sede a Milano.
A lanciare l’allarme è Erika Baldin, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale, che ha presentato un’interrogazione urgente alla Giunta del Veneto:
«È inaccettabile che sessanta persone vengano lasciate a casa in piena estate, con così poco preavviso – afferma Baldin – La Regione convochi subito azienda e sindacati per tentare una mediazione e salvare i posti di lavoro».
La consigliera chiede l’attivazione dell’unità di crisi dell’Assessorato al Lavoro per verificare la possibilità di siglare un nuovo accordo di affitto tra gestori e proprietà, ma anche per affrontare un eventuale piano di uscita:
«Se non sarà possibile salvare l’attività, si attivino subito gli ammortizzatori sociali e si predispongano strumenti per la ricollocazione del personale, anche attraverso le politiche attive del lavoro».
Secondo quanto riferito dai sindacati – in particolare dalla FILCAMS CGIL – i dipendenti sono stati colti completamente alla sprovvista. Le possibilità di ricollocamento all’interno della stessa catena alberghiera sembrano nulle o poco praticabili, perché limitate a sedi distanti, con impatti pesanti sulla vita personale e familiare dei lavoratori.
«In estate è ancora più difficile avviare una vertenza sindacale efficace – sottolinea Baldin –. Siamo di fronte a una decisione aziendale improvvisa e senza appello, che rischia di lasciare senza futuro decine di famiglie mestrine».
Da parte dell’impresa è emersa l’ipotesi – subordinata alla sostenibilità economica – di un piano di incentivi all’esodo per attenuare l’impatto dei licenziamenti, ma i tempi stringono. Baldin insiste però sul punto centrale:
«Il vero nodo è il contratto d’affitto. Se ci sono margini per rinegoziarlo, magari coinvolgendo nuovi soci o fondi di sostegno, allora la Regione ha il dovere di provarci prima di dichiarare persa la partita».
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