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Commercio internazionale
16.07.2025 - 16:09
Il presidente di Confapi Venezia, Marco Zecchinel
Preoccupazione crescente tra le imprese veneziane per l’orizzonte commerciale che si va delineando a livello globale. Marco Zecchinel, presidente di Confapi Venezia, lancia l’allarme sui dazi americani e sulle più recenti misure di difesa commerciale adottate dall’Unione Europea, segnalando un vero e proprio cambiamento di paradigma economico che rischia di colpire duramente soprattutto le piccole e medie imprese.
«I dazi voluti da Trump – spiega Zecchinel – hanno un impatto stimato sulla Città Metropolitana di Venezia compreso tra i 300 e i 450 milioni di euro. Il calcolo è complesso: da un lato è relativamente semplice valutare l’export diretto verso gli Stati Uniti, dall’altro diventa più difficile misurare gli effetti sull’intera filiera di terzisti e sull’indotto locale».
Secondo Confapi Venezia, le Pmi risultano particolarmente vulnerabili in questo scenario. «A differenza delle grandi imprese – continua Zecchinel – le piccole e medie aziende non hanno la possibilità di delocalizzare produzione e sede fiscale. Inoltre, subiscono già le conseguenze dell’apprezzamento dell’euro. Stiamo vivendo un passaggio epocale: il mercato mondiale sta abbandonando la logica del libero commercio per avvicinarsi a un protezionismo sempre più marcato».
Ma non c’è solo la questione americana. Anche sul fronte europeo si registrano dinamiche che preoccupano l’associazione di categoria. «Non è solo l’America di Trump a muoversi in questa direzione – sottolinea Zecchinel – ma anche l’Unione Europea. Nel 2025 l’Ue ha infatti intensificato la politica di difesa commerciale introducendo una raffica di nuovi dazi antidumping su un’ampia gamma di prodotti, soprattutto cinesi, come bombole, pavimenti in legno, suole, viti e resine. L’obiettivo dichiarato è ristabilire condizioni di parità sul mercato interno».
Per Confapi Venezia, la sfida che attende le Pmi nei prossimi anni sarà quella di riuscire a valorizzare maggiormente i mercati interni europei per compensare le barriere crescenti che frenano l’export.
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