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Tutela ambientale

Veneto, Lombardia e Trentino uniti per la salvaguardia della fauna ittica del lago di Garda

Parte un’indagine scientifica da 570 mila euro, coordinata dall’Università dell’Insubria, per monitorare la biodiversità e garantire una gestione sostenibile della pesca nel più grande lago italiano

L'assessore regionale alla pesca Cristiano Corazzari

L'assessore regionale alla pesca Cristiano Corazzari

La comunità ittica del lago di Garda torna al centro di un importante progetto di collaborazione tra territori. Veneto, Lombardia e Provincia autonoma di Trento hanno siglato un accordo interistituzionale insieme al Dipartimento di Scienze Teoriche e Applicate dell’Università dell’Insubria per avviare una nuova indagine scientifica finalizzata alla tutela e gestione sostenibile della pesca.

La Regione del Veneto, su proposta dell’assessore alla Pesca Cristiano Corazzari, ha approvato il provvedimento con una delibera di Giunta, stanziando un contributo di 266 mila euro proveniente dal Programma PN FEAMPA 2021-2027, a cui si aggiungono 20 mila euro in spese di personale e comunicazione. Il progetto complessivo durerà 30 mesi e avrà un valore totale di 570 mila euro.

“Questo progetto – dichiara Cristiano Corazzari, assessore regionale veneto alla pesca – rappresenta un’evoluzione concreta e strategica del percorso di collaborazione già avviato tra Regioni e Province autonome, che negli anni ha prodotto un regolamento unitario per la pesca nel lago. Ora, con questa indagine scientifica, compiamo un passo ulteriore verso una gestione sostenibile e condivisa, anche alla luce delle sfide poste dal cambiamento climatico e dalla crescente pressione antropica”.

Il lago di Garda, oltre a essere il più grande bacino lacustre italiano, è anche un ecosistema di straordinaria biodiversità. Vi operano oltre 80 imprese di pesca professionale e vi si trovano 13 specie ittiche di interesse economico e ambientale, tra cui agone e coregone, particolarmente vulnerabili. Tuttavia, l’equilibrio dell’habitat è minacciato da fenomeni come l’introduzione di specie aliene invasive e il progressivo impoverimento delle risorse ittiche.

L’indagine sarà coordinata dall’Università dell’Insubria e verrà condotta con una combinazione di tecniche all’avanguardia – tra cui l’analisi del DNA ambientale (eDNA) e il metabarcoding – e metodi tradizionali come le pescate mensili e le rilevazioni biologiche. L’obiettivo è ottenere un quadro aggiornato e scientificamente fondato dello stato della fauna ittica, con particolare attenzione a specie chiave come carpione, coregone e agone.

“Lo scopo è duplice – prosegue Corazzari – Da un lato vogliamo avere una base scientifica aggiornata per valutare le politiche di tutela e ripopolamento; dall’altro intendiamo individuare pratiche gestionali sostenibili comuni, che salvaguardino l’ecosistema e al contempo valorizzino l’attività economica legata alla pesca professionale e sportiva.”

Un’alleanza tra territori, dunque, per tutelare un patrimonio naturale unico e pianificare insieme il futuro del lago di Garda.

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