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Pedemontana Veneta

Pedemontana Veneta, il caso degli utili Cav: Camani (Pd) incalza il ministro Salvini

Dichiarazioni contraddittorie sul trasferimento di 25 milioni già autorizzati per colmare il deficit tra spese e entrate

Pedemontana Veneta, il caso degli utili Cav: Camani (Pd) incalza il ministro Salvini

Foto di repertorio

Nuove tensioni si accendono attorno alla Pedemontana Veneta, dopo la recente risposta fornita dal ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, durante il question time alla Camera. A sollevare il caso è Vanessa Camani, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale del Veneto, che ha presentato un’interrogazione per fare luce su una questione tanto delicata quanto intricata: l’utilizzo degli utili della società autostradale Cav per coprire il gap finanziario tra spese e entrate dell’opera.

Il ministro Salvini ha chiarito che «l’ipotesi che gli utili di Cav siano destinati alla Pedemontana non è percorribile», spiegando che i ricavi da pedaggio della società sono vincolati esclusivamente a interventi strategici sulla viabilità regionale. Parole che sorprendono, perché proprio lo scorso novembre, con una variazione di bilancio della Regione Veneto, 25 milioni di euro su un totale di 34,8 milioni di utili Cav erano stati già autorizzati e trasferiti per coprire parte del deficit finanziario della Pedemontana.

«Non solo questo trasferimento è avvenuto – denuncia Camani – ma è stato frutto di un iter amministrativo conclusosi con un nulla osta del Ministero guidato da Salvini, ottenuto dopo uno scambio di lettere tra Regione, Cav e Ministero stesso. Ora però lo stesso Ministro smentisce implicitamente la propria autorizzazione, gettando nel caos la gestione dei fondi e ponendo seri interrogativi sulle modalità di governance di questa complessa vicenda».

Il nodo centrale riguarda proprio la contraddizione tra il via libera formale del Ministero e la dichiarazione pubblica che nega la possibilità di utilizzare quegli stessi fondi per la Pedemontana. Camani si chiede quali saranno le conseguenze di questo “pasticcio” e chi debba assumersi la responsabilità di un’opera già gravata da costi crescenti, stimati in ulteriori 150 milioni di euro per i prossimi tre anni, a carico del bilancio regionale.

«Chiediamo trasparenza e risposte concrete – conclude la capogruppo Pd – perché non si può continuare a gestire un’opera così rilevante con una cortina fumogena che alimenta solo confusione e dubbi. I cittadini e le istituzioni meritano chiarezza, e noi vigileremo affinché venga fatta piena luce su questa vicenda».

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