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18.07.2025 - 18:42
Foto di repertorio
Un settore che fu simbolo di eccellenza produttiva nel Veneto rischia oggi di scomparire nel silenzio. A lanciare un grido d’allarme è la Femca Cisl di Venezia, che denuncia un dato inquietante: negli ultimi dieci anni, nel Cavarzerano, ha chiuso i battenti il 60% delle aziende tessili. Un’emorragia industriale che si traduce in perdita di lavoro, impoverimento sociale e fuga di giovani dal territorio.
L’ultimo caso riguarda Fashion Star, azienda con sede a Cavarzere, che ha cessato improvvisamente l’attività lasciando venti lavoratrici senza stipendio e senza prospettive. Una storia amara che, secondo il sindacato, si inserisce in un modello produttivo distorto, fatto di aperture e chiusure lampo, delocalizzazioni mascherate e appalti a basso costo.
«Il sistema è malato – denuncia il segretario generale della Femca Cisl Venezia, Francesco Coco –. Non si può più tollerare un tessuto produttivo fondato su precarietà, assenza di tutele e logiche speculative. Serve un piano industriale serio, con investimenti veri e duraturi».
Secondo Coco, il problema non riguarda solo Fashion Star, azienda gestita da un imprenditore cinese, ma è sintomo di un meccanismo più ampio, in cui molte imprese lavorano in subappalto per grandi marchi della moda, spesso in condizioni di pressioni insostenibili e senza garanzie minime per i dipendenti.
Il territorio, da tempo, è vittima di un modello “usa e getta”: aziende che nascono e muoiono nel giro di pochi anni, senza lasciare nulla, se non ferite occupazionali e sociali. «Non possiamo continuare ad assistere alla desertificazione industriale di Cavarzere – insiste Coco –. I giovani se ne vanno, le famiglie si impoveriscono. È tempo che le istituzioni si attivino con una strategia concreta».
Cosa serve? Secondo il sindacato, le risposte sono chiare: riconversione industriale, incentivi all’innovazione, formazione professionale, ma soprattutto legalità e controlli sulle aziende che operano nel tessile.
«Oggi è toccato a Fashion Star – conclude Coco –. Domani sarà un’altra. Ma a pagare sono sempre le lavoratrici e i lavoratori. Il futuro del tessile a Cavarzere è in bilico: senza un cambio di passo politico e industriale, resterà solo un capitolo sbiadito della nostra storia produttiva».
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