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Gioco d’azzardo, allarme nel Polesine: mezzo miliardo in puntate e sempre più fragili colpiti

Sindaci in trincea contro la ludopatia

gioco

Foto di repertorio

Oltre 500 milioni di euro scommessi nel solo territorio polesano, con 155 milioni a Rovigo città: sono cifre che non lasciano spazio all’indifferenza. Le sale da gioco e le slot machine sono sempre più diffuse, e il loro impatto sociale si fa sentire in modo drammatico, specie tra anziani e fasce deboli. I primi cittadini lanciano l’allarme e chiedono misure urgenti, a partire da una revisione radicale del sistema di licenze per l’apertura di sale e per la distribuzione degli apparecchi da gioco nei locali pubblici.

Come riportato da "La voce di Rovigo", tra le voci più decise c’è quella del sindaco di Porto Viro, Mario Mantovan, che parla senza mezzi termini di un problema “subdolo e devastante, capace di colpire in silenzio le persone più vulnerabili”. I numeri del suo Comune sono tra i più alti della provincia, e il primo cittadino propone un pacchetto di interventi: prevenzione, educazione al gioco consapevole, controlli più severi su orari e giocatori minorenni, e incentivi fiscali per i bar che decidono di non installare slot machine.

Una dipendenza che devasta famiglie

Anche Irene Bononi, sindaca di Occhiobello, richiama l’attenzione sulla dimensione relazionale del problema: “La ludopatia non distrugge solo chi gioca, ma coinvolge le famiglie e i legami affettivi. Spesso si accompagna ad altre dipendenze e rischia di degenerare se non intercettata in tempo. È fondamentale una rete di prevenzione capillare e una cultura di supporto che aiuti a riconoscere i segnali d’allarme”.

In questa direzione si inserisce anche un corso gratuito promosso da Acat, in programma dal 18 al 23 agosto a Santa Maria Maddalena, che affronterà proprio i legami distruttivi legati al gioco d’azzardo e ad altre dipendenze.

Il volto demografico della crisi

Secondo Roberto Pizzoli, sindaco di Porto Tolle, il gioco colpisce in modo particolare i comuni con una popolazione anziana numerosa. “Sono spesso persone con redditi modesti, già seguite dai servizi sociali. La riduzione delle macchinette nei bar c’è stata, ma il fenomeno resta allarmante. Serve un piano nazionale, che ponga limiti più stringenti e garantisca supporto alle amministrazioni locali”.

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