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Attualità
27.07.2025 - 17:05
Foto di repertorio
Con l’estate sempre più rovente, l’aria condizionata è diventata una presenza imprescindibile nelle abitazioni. Ma la comodità ha un prezzo: secondo un'analisi condotta dal Centro Studi della CNA di Padova e Rovigo, raffrescare casa può costare anche oltre 450 euro in soli due mesi, senza contare l’impatto ambientale in termini di emissioni di CO₂.
Il primo caso preso in esame riguarda un appartamento da 80 mq in classe energetica D, dotato di un condizionatore in classe A++ con due split. Con un utilizzo medio di 6 ore al giorno, a luglio e agosto si arriva a un consumo di circa 590 kWh, per una spesa superiore a 220 euro. Il costo varia però sensibilmente in base alla classe energetica dell’edificio, con aumenti notevoli per le abitazioni meno isolate.
Nel secondo scenario, si considera una casa più grande: 130 mq su due livelli, anch’essa in classe B, con un impianto più potente ma sempre efficiente. In questo caso, l’utilizzo medio di 8 ore al giorno porta a un consumo di oltre 1.170 kWh e una spesa che supera i 450 euro in classe D, con punte ancora più alte nelle classi E, F e G.
«L’abbinamento tra condizionatore e impianto fotovoltaico permette di ridurre – o addirittura azzerare – la spesa elettrica estiva, generando anche un impatto positivo per l’ambiente», spiega Luca Montagnin, presidente di CNA Padova e Rovigo.
Un impianto fotovoltaico da 3 kW, dal costo di circa 4.000-5.500 euro, è sufficiente a coprire i consumi di un appartamento medio, permettendo di evitare l’immissione in atmosfera di oltre 250 kg di CO₂ solo per i mesi estivi. In un anno, considerando tutti i consumi elettrici, si arriva a 850 kg di CO₂ risparmiata, l’equivalente di 30 alberi piantati.
Per una casa più grande, si consiglia un impianto da 4,5 kW, con un costo di 6.000-7.000 euro. Il risparmio stimato è tra 300 e 400 euro nei due mesi più caldi, con oltre 1,3 tonnellate di CO₂ risparmiate in un anno – come se si evitasse di percorrere 10.000 km in auto o si piantassero 40 alberi ogni anno.
La CNA ricorda che i dati sono validi per impianti in buono stato di manutenzione. Condizionatori sporchi o poco efficienti possono aumentare i consumi anche del 10-15%. Inoltre, split non sanificati possono diffondere microrganismi dannosi, come legionella e batteri respiratori.
Montagnin lancia però un monito: «La progressiva riduzione degli incentivi – dal 50% al 36% già dal 2026 – rischia di bloccare un mercato virtuoso. Si penalizzano cittadini che vogliono investire in efficienza e sostenibilità, e si danneggia un’intera filiera industriale radicata nei nostri territori».
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