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Padova regina del florovivaismo veneto, ma l’invasione della Popillia japonica preoccupa il settore

Coldiretti chiede misure urgenti contro il coleottero alieno che minaccia le coltivazioni

fiori

Foto di repertorio

Il florovivaismo padovano continua a essere il motore del settore in Veneto, con oltre il 30% delle aziende regionali e un fatturato in costante crescita. Tuttavia, l’allarme per la Popillia japonica, un insetto alieno già presente in Veneto e potenzialmente devastante per fiori, piante e colture agricole, impone nuove misure di protezione e prevenzione.

Secondo i dati più recenti di Veneto Agricoltura, la provincia di Padova guida ancora la classifica regionale con 396 aziende florovivaistiche attive nel 2024, nonostante un calo fisiologico del 4,6% rispetto all’anno precedente. A seguire, Treviso con 307 imprese e Verona con 197. Nonostante le difficoltà legate all’aumento dei costi, al clima incerto e alla carenza di manodopera, il comparto tiene e anzi cresce: il valore della produzione in Veneto ha toccato i 223 milioni di euro nel 2024, contro i 214 del 2023 e i 205 del 2022.

La produzione regionale ha sfiorato i due miliardi di piante e fiori l’anno, confermando l’importanza economica e occupazionale del settore. A trainare la crescita è un sistema produttivo a “chilometro zero”, come sottolinea Diego Masaro, presidente della Consulta florovivaistica di Coldiretti Padova: «Oltre l’80% della produzione proviene direttamente dalle aziende locali, che seguono tutte le fasi, dalla coltivazione alla commercializzazione, garantendo qualità e tracciabilità».

Ma sul settore incombe ora una seria minaccia: la Popillia japonica, coleottero di origine asiatica noto per la sua estrema voracità e capacità di riprodursi rapidamente. L’insetto, già individuato in altre zone del Veneto, non è ancora stato segnalato a Padova, ma la preoccupazione è alta. «Occorre agire subito», avverte Masaro, «con sostegni mirati e risorse dedicate al contenimento, anche attraverso l’estensione al florovivaismo delle misure previste dal CSR per la prevenzione delle calamità».

Il coleottero, inserito tra gli organismi da quarantena più pericolosi secondo l’Unione Europea, attacca piante, prati, orti, alberi da frutto e colture come mais, vite, soia e melo, danneggiando le radici allo stadio larvale e defogliando le piante adulte. «È un rischio serio per l’intero comparto agricolo e ambientale», avverte anche Roberto Lorin, presidente di Coldiretti Padova.

Lorin punta il dito anche sulle carenze del sistema europeo di controllo: «Negli ultimi anni abbiamo assistito a un’esplosione di specie aliene, dalla cimice asiatica in poi. Questo succede perché i controlli alle frontiere UE sono insufficienti, mentre i nostri prodotti, quando esportati, devono superare regole rigide e quarantene. Serve una politica europea più prudente e controlli più rigorosi».

Nel frattempo, Coldiretti mantiene il dialogo con il Servizio Fitosanitario regionale, che sta monitorando la situazione e studiando le azioni necessarie a contenere l’insetto. Ma la prevenzione – conclude Lorin – «passa anche per il coinvolgimento diretto degli agricoltori e una rete distributiva in grado di fornire rapidamente mezzi tecnici efficaci per contrastare la diffusione della Popillia».

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