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Attualità
16.08.2025 - 08:45
Foto del parco
Agosto inoltrato, e il grande spettacolo dei girasoli volge al termine. In molte zone del Veneto i campi cominciano a spogliarsi: le corolle abbassano il capo, il giallo vivo cede il passo al secco dorato dei semi maturi, mentre le mietitrebbie si preparano a entrare in azione. Eppure, qua e là, resistono ancora intere distese in fiore, specialmente nei terreni seminati più tardi o a quote leggermente più alte.
È un momento di passaggio, in cui la bellezza lascia spazio alla produttività, e il paesaggio cambia pelle. Ma proprio per questo, agosto diventa un mese perfetto per osservare da vicino il ciclo della terra e il lavoro degli agricoltori. Il girasole, coltivato in molte aree del Veneto – dal Polesine alla Bassa Padovana, dalla pianura vicentina ai margini dei colli trevigiani – è una pianta che non serve solo a stupire lo sguardo: è fonte di olio, alimento per animali, sostegno alla biodiversità.
Per chi viaggia tra le campagne in questi giorni, vale ancora la pena fermarsi ad ammirare gli ultimi esemplari in fiore. Qualcuno si piega al sole di mezzogiorno, altri sembrano ormai guardare a terra, ma tutti raccontano una stagione intensa, fatta di calore, luce e lavoro. I campi diventano quasi pitture impressioniste: macchie gialle, verdi e brune si alternano nella geometria ordinata dei solchi.
I girasoli, come ogni elemento del paesaggio rurale veneto, sono un invito a rallentare. A osservare. A rispettare. Ad agosto, più che mai, ci ricordano che ogni stagione ha il suo momento, e che anche quando tutto sembra appassire, la terra sta solo preparando un nuovo ciclo.
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