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Attualità
13.08.2025 - 11:38
Foto di repertorio
Due casi di chikungunya registrati nel Veronese, ad Arbizzano di Negrar e ad Affi, sono risultati collegati tra loro grazie alle analisi molecolari effettuate dal laboratorio di virologia dellʼIrccs Sacro Cuore Don Calabria. La corrispondenza tra le sequenze virali ha escluso la possibilità di due focolai distinti, confermando invece una singola catena di trasmissione.
Le autorità sanitarie regionali, coordinate dalla Direzione Prevenzione della Regione Veneto, continuano a monitorare attentamente la situazione in collaborazione con lʼUlss 9, il Dipartimento Malattie Infettive/Tropicali e Microbiologia dellʼIrccs Sacro Cuore, il Laboratorio di Riferimento Regionale di Padova e lʼIstituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe).
Dopo gli interventi di disinfestazione già effettuati, lʼIZSVe ha installato specifiche trappole nelle zone colpite per individuare la presenza di zanzare Aedes infette, responsabili della diffusione del virus. Si ricorda che la chikungunya non si trasmette direttamente da persona a persona, ma solo tramite la puntura di queste zanzare. Il contagio avviene quando un insetto punge un individuo infetto, incubando il virus per un breve periodo prima di trasmetterlo ad altri tramite successive punture.
Al momento non sono stati rilevati ulteriori casi confermati e le autorità confermano che la situazione è sotto controllo. Tuttavia, rimane fondamentale adottare misure di prevenzione per limitare il rischio di punture, quali lʼuso di repellenti anche durante il giorno, lʼinstallazione di zanzariere e lʼeliminazione di acqua stagnante, potenziale habitat per la proliferazione delle zanzare.
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