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Decreto Flussi
13.08.2025 - 12:30
Foto di repertorio
Ancora una volta, il Veneto si ritrova a fare i conti con un Decreto Flussi che non raggiunge gli obiettivi fissati. Le quote d’ingresso previste per il 2025, relative al lavoro stagionale nei settori agricolo e turistico, risultano disattese, mentre nel comparto dell’assistenza familiare si registra un dato che supera la soglia prevista.
Un fallimento che, secondo la CGIL Veneto, conferma l’inefficacia del sistema attuale e in particolare della modalità “click day”, che finisce per alimentare un mercato parallelo fatto di intermediazioni illegali, spesso legate alla criminalità organizzata. Un meccanismo che non solo ostacola chi vuole lavorare regolarmente in Italia, ma non offre neppure risposte concrete alle imprese che cercano manodopera.
“La procedura è lunga, complicata, e si conclude spesso con un nulla di fatto. Il numero di lavoratori che ottiene davvero un permesso di soggiorno resta troppo basso”, denuncia Silvana Fanelli, segretaria regionale della CGIL. “Serve una riforma strutturale, che guardi in faccia la realtà del mercato del lavoro, dei bisogni delle imprese e della reale entità dei flussi migratori.”
Secondo il sindacato, è urgente abbandonare logiche punitive e restrittive e puntare su politiche di inclusione e legalità. “Alla base di ogni vera riforma deve esserci il superamento della legge Bossi-Fini, che alimenta irregolarità, sfruttamento e invisibilità”, aggiunge Fanelli.
Nel frattempo, la narrazione pubblica continua a dipingere scenari di ‘invasione’, ma i numeri raccontano un’altra storia. In Veneto i cittadini stranieri residenti sono poco più di 500.000, pari al 10,3% della popolazione, con dati stabili da dieci anni. Di questi, oltre 336.000 possiedono un permesso di soggiorno di lungo periodo. Il tasso di acquisizione della cittadinanza si ferma al 5%. A scuola, il 15% degli alunni è di origine straniera, ma il 70% è nato in Italia.
“La realtà è ben diversa da quella raccontata ogni giorno”, conclude la CGIL. “Servono strumenti seri, non propaganda.”
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