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Accoglienza e polemiche
18.08.2025 - 15:14
L'ex seminario dei Frati Cappuccini a Rovigo
Non si placa la polemica a Rovigo dopo la decisione del sindaco di ridurre le presenze all’interno dell’ex convento dei Cappuccini e, soprattutto, di revocare la delibera sul progetto SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione). La scelta ha sollevato critiche da più parti: forze politiche, sindacati, associazioni del Terzo Settore e la stessa Diocesi di Adria-Rovigo hanno espresso perplessità e contrarietà.
Antonio Rossini, capogruppo della lista civica Noi per Rovigo e tra i primi ad opporsi in consiglio comunale, ricorda che il SAI è un’iniziativa del Ministero dell’Interno finanziata dal Fondo nazionale per l’asilo. Il progetto non riguarda indistintamente tutti i cittadini stranieri, ma solo categorie specifiche come richiedenti asilo, rifugiati e persone in condizioni di particolare fragilità, compresi i minori non accompagnati. Accanto all’accoglienza materiale, il programma promuove percorsi di integrazione, dialogo interculturale e sostegno all’inserimento sociale e lavorativo.
“Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio – sottolinea Rossini – soprattutto in un momento in cui la città è segnata da episodi di criminalità che alimentano tensioni sociali”.
Parallelamente, cresce la preoccupazione per il ripetersi di episodi di vandalismo nei pressi di luoghi di culto come la Rotonda, la chiesa di San Francesco e il Duomo. “Si tratta di atti che offendono la convivenza civile – osserva Rossini – e i cittadini chiedono che la Chiesa faccia di più, scendendo dal pulpito e incontrando i giovani sul territorio”.
Il richiamo va anche alla Commissione diocesana, che in un recente documento ha sottolineato l’importanza del rispetto delle regole e dell’impegno educativo. Secondo Rossini, tuttavia, alle parole devono seguire azioni concrete: non solo educatori di strada, ma anche parroci attivi accanto alle famiglie e alle scuole, per intercettare il disagio e prevenire fenomeni di devianza.
“La buona politica – conclude – deve avere l’umiltà di correggere i propri passi, ma anche la Curia dovrebbe interrogarsi sulle cause del degrado e sul ruolo che può avere nel promuovere percorsi educativi e inclusivi”.
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