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L'interrogazione di Giovine (FdI)
20.09.2025 - 09:22
Una storia industriale che sembra uscita da un manuale di economia speculativa. Speedline, fiore all’occhiello della componentistica veneta, leader mondiale dei cerchi in lega, nel 2007 era un’impresa in salute: 800mila ruote prodotte ogni anno, conti in ordine, prospettive solide. Poi l’acquisizione da parte del Gruppo Ronal e, tredici anni più tardi, l’annuncio improvviso della chiusura dello stabilimento di Santa Maria di Sala. Perché? Davvero una fabbrica così strategica poteva essere liquidata da un giorno all’altro?
La vicenda si fa via via più intricata. Nel 2023, dopo le proteste di sindacati e istituzioni, la vendita al fondo bavarese Callista: un passaggio che molti definiscono opaco, segnato da un patto di non concorrenza che limitava la produzione italiana a poche migliaia di pezzi. Troppo pochi per mantenere in vita un sito industriale con centinaia di dipendenti. Risultato: Speedline precipita rapidamente nell’insolvenza, mentre i clienti più prestigiosi – Audi, Porsche, BMW – restano saldamente nelle mani di Ronal. Non è forse questa una strategia per indebolire, se non svuotare, un marchio storico del Made in Italy?
Il Tribunale di Venezia, a fine 2024, avvia la procedura di amministrazione straordinaria. I commissari nominati dal MIMIT parlano di “gravi responsabilità” del gruppo svizzero, i giuristi confermano: ci sono gli estremi per azioni di responsabilità. Eppure Ronal, respinte le sue istanze di rivendicazione, continua a frapporre ostacoli a ogni ipotesi di transazione. Perché tanta resistenza? Quale reale interesse si nasconde dietro?
Ora la palla passa al Governo. L’interrogazione dell’on. Silvio Giovine (FdI), presentata nelle scorse settimane, chiede chiarezza: quali garanzie concrete il Ministero delle Imprese e del Made in Italy offrirà affinché la gara internazionale per la cessione del compendio aziendale non si trasformi nell’ennesimo bluff?
Il ministro Adolfo Urso risponde con un cauto ottimismo: i numeri parlano di un’azienda ancora vitale – 157mila ruote previste nel 2025, perdite ridotte del 59% nel primo semestre – e di un marchio capace di attrarre investitori. Ma chi saranno questi investitori? Saranno davvero industriali solidi, pronti a valorizzare competenze e occupazione, o nuovi speculatori in cerca di rendite?
Urso promette sostegno, strumenti, persino azioni legali contro chi ha spogliato Speedline con “arroganza e irresponsabilità”. Parole forti. Ma basteranno? La vera partita si gioca ora: se il Governo saprà difendere l’eccellenza industriale italiana da logiche predatorie, o se Santa Maria di Sala resterà l’ennesimo esempio di un patrimonio disperso.
Gli interrogativi però sul futuro dell'azienda salese rimangono. Di certo, l’impegno da parte di tutti gli attori coinvolti non è mai venuto meno, in questi anni. Si attendono sviluppi, positivi, si spera.
Riccardo Musacco
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