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Economia vinicola
21.08.2025 - 16:10
Foto di repertorio
La conferma dei dazi al 15% sul vino italiano da parte degli Stati Uniti segna l’inizio di un periodo difficile per l’export del settore, in particolare per le regioni del Veneto e della Toscana, dove la produzione vinicola è più esposta. L’Unione Italiana Vini (Uiv) parla di una “stangata” destinata a colpire le aziende più importanti, con un valore complessivo di circa 2 miliardi di euro l’anno esportati negli Usa.
Secondo Lamberto Frescobaldi, presidente di Uiv, è fondamentale creare un’alleanza tra produttori italiani e partner americani – distributori, importatori e ristoratori – per difendere gli interessi comuni e mitigare l’impatto dei dazi. Paolo Castelletti, segretario generale Uiv, sottolinea che è necessario anche il sostegno dello Stato, soprattutto attraverso iniziative di promozione del vino italiano.
I dati dell’Osservatorio Uiv indicano un danno stimato per le aziende italiane di circa 317 milioni di euro nei prossimi 12 mesi, che potrebbe salire a 460 milioni in caso di dollaro debole. Le esportazioni già nei primi cinque mesi del 2025 mostrano un calo dei volumi vicino al 4%.
Le zone venete e piemontesi, in particolare, risultano fortemente esposte: il Prosecco registra un’incidenza dei dazi del 27%, il Pinot grigio del 48%, mentre il Moscato d’Asti arriva al 60% di esposizione verso gli Usa. Anche Chianti Classico, Brunello di Montalcino, Lambrusco e Montepulciano d’Abruzzo rientrano tra i vini più colpiti, con quote di export a rischio tra il 31% e il 46%.
Secondo Uiv, il 76% delle bottiglie italiane destinate agli Stati Uniti è ora in “zona rossa”, un segnale chiaro della necessità di un’azione condivisa per sostenere il settore vinicolo italiano nei mercati internazionali.
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