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Sicurezza giovanile

Allarme baby gang nella Riviera del Brenta e nel Miranese, cresce la necessità di prevenzione nelle scuole

Il Coordinamento Nazionale Docenti dei Diritti Umani richiama l’attenzione su oltre cinquanta gruppi giovanili e invita a strategie educative integrate per contrastare la marginalità

prof. Romano Pesavento - presidente CNDDU

prof. Romano Pesavento - presidente CNDDU

La Riviera del Brenta e il Miranese registrano un incremento del 25% dei gruppi giovanili riconducibili al fenomeno delle cosiddette baby gang negli ultimi tre anni. Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) sottolinea che questo fenomeno non può essere interpretato unicamente come devianza minorile, ma va considerato alla luce di un più ampio disagio sociale e relazionale, connesso a fragilità educativa e disgregazione dei legami comunitari.

Richiamandosi alla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e alle linee guida del Piano Nazionale di Prevenzione e Contrasto del Bullismo e Cyberbullismo, il CNDDU evidenzia come sia fondamentale mettere in campo strategie sistemiche di prevenzione. La scuola, secondo l’associazione, deve andare oltre la mera trasmissione di conoscenze e trasformarsi in un presidio educativo permanente, capace di promuovere legalità, cittadinanza attiva e consapevolezza dei diritti e doveri dei ragazzi, in linea con la legge sull’educazione civica.

Le teorie sociologiche più recenti, dal paradigma dell’anomia di Durkheim alla strain theory di Merton e alla social disorganization theory, confermano che la devianza giovanile è spesso legata alla mancanza di modelli educativi, alla ridotta coesione comunitaria e a carenze culturali e sociali. In questo contesto, l’inserimento stabile dello psicologo scolastico rappresenta uno strumento prezioso per intercettare precocemente situazioni di disagio e promuovere interventi personalizzati di supporto.

Il CNDDU ribadisce quindi l’urgenza di un impegno condiviso, basato su evidenze normative, scientifiche e pedagogiche, per trasformare le scuole in veri laboratori di cittadinanza attiva e diritti umani. Solo con investimenti stabili in educazione, ascolto e prevenzione sarà possibile contrastare la marginalità giovanile e offrire ai ragazzi nuove prospettive di crescita civile e personale.

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