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Mercato del lavoro

Veneto e Nordest di fronte a una sfida storica: entro il 2029 serviranno oltre 430mila nuovi lavoratori per sostituire chi va in pensione

Tra uffici e fabbriche, il progressivo invecchiamento della forza lavoro e le numerose uscite programmate rendono urgente la ricerca di personale qualificato

Foto di repertorio - operai

Foto di repertorio - operai

Tra il 2025 e il 2029, circa 437mila lavoratori del Nordest lasceranno il mondo del lavoro, prevalentemente per raggiunti limiti di età. Una minoranza smetterà di lavorare anche per altre ragioni, come il ritiro volontario, la perdita dell’impiego, l’emigrazione o il passaggio tra lavoro dipendente e autonomo.

Secondo l’Ufficio studi della CGIA, che ha elaborato i dati del Sistema Informativo Excelsior realizzato da Unioncamere in collaborazione con il Ministero del Lavoro, il fenomeno interesserà in particolare le regioni con popolazione lavorativa più numerosa e con età media elevata. Tra queste, il Veneto dovrà sostituire 291.200 lavoratori, cifra che comprende soprattutto addetti del settore privato (164.600 unità). La Lombardia e il Lazio registrano numeri ancora più alti, rispettivamente 567.700 e 305.000 uscite previste.

Il progressivo invecchiamento della forza lavoro è un ulteriore elemento di criticità. Nel 2023 l’indice di anzianità dei dipendenti privati ha raggiunto il 65,2%, segnalando che, ogni 100 dipendenti sotto i 35 anni, ce ne sono 65 con più di 55 anni. La scarsità di giovani disponibili e formati adeguatamente rende difficile sostituire il personale esperto in uscita, aumentando la competizione tra imprese per accaparrarsi i lavoratori più qualificati.

Per gli imprenditori del Veneto, così come per quelli di altre regioni del Nordest, questo scenario impone una riflessione immediata sulle strategie di reclutamento e formazione, per evitare che la carenza di personale possa rallentare la produzione e i servizi nei prossimi anni.

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