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Entro il 2029 oltre 290.000 veneti lasceranno il posto di lavoro: allarme esodo pensionistico

Verona dovrà rimpiazzare 60.000 posti

Veneto: l’inflazione ha sottratto quasi due mensilità ai pensionati veneti

Foto di repertorio

Tra il 2025 e il 2029, il mondo del lavoro in Italia subirà una trasformazione senza precedenti, con oltre 3 milioni di lavoratori pronti ad uscire dal mercato del lavoro. Secondo l'ufficio studi della CGIA di Mestre, l'incremento delle pensioni e il progressivo invecchiamento della forza lavoro determineranno un “esodo” massiccio, con numerosi posti di lavoro da rimpiazzare.

Nel Veneto, si prevede che circa 291.200 persone lasceranno il lavoro, un dato che si inserisce in una tendenza generale che riguarderà principalmente le regioni con la popolazione lavorativa più numerosa e un’età media più alta. Tra le province più colpite, Verona si distingue con circa 60.000 lavoratori da sostituire, una cifra significativa per il mercato locale.

L’“esodo” imminente

L’analisi della CGIA evidenzia l’importanza di questo fenomeno: «Quello che ci attende è un “esodo” senza precedenti, con milioni di persone che passeranno dal mondo del lavoro all’inattività in tempi molto brevi. Un cambiamento che avrà impatti sociali ed economici enormi» sottolineano gli esperti. Il settore che sembra essere maggiormente in difficoltà è quello dell’industria, con una crescente difficoltà nell’assumere nuove maestranze in fabbrica e cantiere, difficoltà che, in futuro, potrebbero intensificarsi con il pensionamento di una gran parte della forza lavoro attiva.

A livello regionale, il fenomeno coinvolgerà principalmente la Lombardia, la regione più colpita con oltre 567.700 lavoratori in uscita, seguita dal Lazio (305.000) e dal Veneto (291.200). Al contrario, le regioni più “protette” da questo fenomeno sono quelle del centro-sud, come l’Umbria (44.800) e la Basilicata (25.700).

Settori più coinvolti e difficoltà di sostituzione

I settori maggiormente interessati dall’esodo saranno i servizi, che perderanno quasi 2,2 milioni di posti di lavoro, pari al 72,5% del totale. Di questi, il commercio (379.600), la sanità (360.800) e la pubblica amministrazione (331.700) rappresentano le voci più significative da rimpiazzare. Sul fronte dell’industria, il comparto delle costruzioni sarà quello che richiederà più risorse per la sostituzione della forza lavoro pensionata.

Questi numeri pongono una sfida enorme per il sistema economico e per le politiche del lavoro italiane, in quanto l’esodo dei lavoratori non sarà facilmente compensato, specialmente considerando la difficoltà crescente nel reperire nuove figure professionali e la scarsità di personale giovane disponibile per sostituire la generazione che andrà in pensione.

In questo scenario, sarà fondamentale per le imprese e le istituzioni locali sviluppare strategie per attrarre nuovi lavoratori, investire nella formazione professionale e adattare le politiche del lavoro alle nuove esigenze del mercato.

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