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Sanità locale
28.08.2025 - 17:00
La consigliera regionale del Partito Democratico e vicepresidente della Commissione Sanità, Anna Maria Bigon
La sanità veneta torna sotto i riflettori, tra correzioni burocratiche e richieste di interventi concreti. Nei giorni scorsi, la Giunta regionale ha modificato la delibera di luglio che regola l’assunzione in deroga di medici laureati all’estero e non ancora riconosciuti in Italia. La novità principale prevede l’inserimento di due rappresentanti degli atenei di Padova e Verona nella commissione esaminatrice.
Una mossa che, secondo la consigliera regionale del Partito Democratico e vicepresidente della Commissione Sanità, Anna Maria Bigon, appare però solo come un palliativo. “Prendiamo atto dell’integrazione della Delibera regionale n. 830 del 15 luglio – osserva – ma resta un passo assolutamente insufficiente di fronte all’emergenza cronica che vive la nostra sanità pubblica, soprattutto nei reparti di urgenza ed emergenza”.
Bigon insiste: non bastano correttivi di procedura. “Serve un investimento serio, immediato e strutturale per rendere davvero attrattiva la professione medica in Veneto. Non possiamo permetterci personale di serie B, altrimenti rischiamo di abbassare la qualità dei servizi mentre continuiamo a perdere medici pubblici, che scelgono altre regioni o addirittura l’estero per condizioni migliori”.
La consigliera dem rilancia alcune proposte concrete: un’indennità significativa per i medici che lavorano nei reparti più critici, bandi regionali più attraenti per i giovani laureati veneti e un piano di valorizzazione della carriera medica pubblica, con prospettive e riconoscimenti reali per chi ogni giorno tutela un diritto fondamentale: la salute dei cittadini.
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