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Allarme Naspi

Naspi, il paradosso del lavoro che aspetta

Confartigianato denuncia le distorsioni della disoccupazione: troppi incentivi a restare fermi, pochi stimoli al rientro

Naspi, il paradosso del lavoro che aspetta

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Nel cuore produttivo della Marca, tra officine, laboratori e imprese che cercano personale senza trovarlo, si apre un dibattito acceso su un tema che tocca da vicino il mondo del lavoro: la sostenibilità e l’efficacia della Naspi, la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego.
A sollevare la questione è Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, attraverso la voce del presidente Armando Sartori, che non usa mezzi termini: «Le imprese artigiane trevigiane versano ogni anno 16 milioni di euro per finanziare la Naspi. Eppure, il paradosso è che manca manodopera. È ora di ripensare radicalmente questo strumento».

In provincia di Treviso i percettori del sussidio sono circa 23.500, e tra questi, oltre 2.300 provengono proprio dal comparto artigiano. Tuttavia, i tempi medi per tornare al lavoro si aggirano intorno all’anno. Troppo, secondo Sartori, per un tessuto produttivo che fatica a trovare personale.
«La Naspi è diventata un parcheggio comodo – denuncia – dove si spegne la voglia di rimettersi in gioco. In un contesto in cui le aziende hanno difficoltà crescenti nel reperire figure qualificate, lo Stato non può permettersi di incentivare l’inattività».

Il costo della flessibilità, per le imprese, è altissimo: oltre ai 370 euro annui per ogni dipendente (pari all’1,61% della RAL), si aggiungono il Ticket Naspi al momento del licenziamento (fino a 2.000 euro) e contributi extra per i contratti a termine o in somministrazione. Un totale che può arrivare a 700 euro all’anno per lavoratore, tutti destinati a finanziare la Naspi.

Ma dove finiscono questi soldi? È la domanda che si pone Confartigianato. Per Sartori, servirebbe un cambio di rotta, a partire da:

  • dimezzare la durata massima della Naspi da 24 a 12 mesi,

  • introdurre un bonus per chi trova lavoro entro tre mesi,

  • rafforzare i controlli sulle condizionalità e sugli obblighi dei percettori,

  • fermare gli abusi delle partite IVA fittizie attivate con il riscatto anticipato del sussidio.

Secondo i dati dell’INPS, nel Veneto sono oltre 163.000 i disoccupati che percepiscono Naspi, e circa 16.000 arrivano dal comparto artigiano. Tuttavia, oltre 10.000 posizioni rimangono scoperte nel solo artigianato trevigiano, in particolare per operai specializzati e tecnici.

Sartori va oltre e punta il dito anche contro il fenomeno della Naspi anticipata, il meccanismo che permette di incassare in un’unica soluzione fino a 16mila euro per avviare un’attività autonoma. «Un’opportunità – avverte – che in troppi sfruttano solo per ricevere i soldi e aprire una partita IVA fittizia, salvo poi lavorare in nero o aggirare la legge con finti appalti».

La proposta è chiara: una Naspi più snella, più corta, più esigente, che premi chi si rimette in gioco e penalizzi chi rifiuta offerte o formazione. Serve anche formazione vera, basata sulle necessità reali delle imprese, in collaborazione con scuole professionali e centri per l’impiego, oltre a strumenti come il SIISL, il sistema informativo nazionale voluto dal Governo, che però da solo – secondo Sartori – non basta.

In gioco non c’è solo la tenuta del sistema contributivo, ma anche la competitività dell’intero territorio. «Un welfare che premia la passività – conclude il presidente – è un freno allo sviluppo. Le imprese chiedono persone pronte a lavorare, non spettatori del mercato».

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