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30.08.2025 - 14:00
Foto di repertorio
A 102 anni appena compiuti, Maria è tornata a camminare. Lo fa con l’aiuto di un deambulatore, ma senza dolore, dopo aver affrontato e superato una frattura del femore, tra le lesioni più temute in età avanzata. Grazie a un’operazione effettuata in tempi record e a un percorso riabilitativo su misura, oggi la centenaria veronese è di nuovo autonoma.
L’incidente domestico è avvenuto a fine luglio. Subito ricoverata, Maria è stata operata il giorno successivo dal team della UOC di Ortopedia e Traumatologia dell’Aoui Verona, diretto dal professor Bruno Magnan. Dopo appena quattro giorni dall’intervento, già passeggiava tra i corridoi del reparto, accompagnata dal fisioterapista Simone Patuzzo. Dieci giorni dopo è stata dimessa per proseguire la riabilitazione a casa. A distanza di un mese, il controllo ha confermato il successo dell’intervento: nessuna complicanza e condizioni generali eccellenti.
Il recupero della signora Maria è frutto dell’efficacia del Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) per la frattura del collo del femore, attivo all’Aoui dal 2017. Un modello che integra competenze ortopediche, geriatriche, anestesiologiche e riabilitative, garantendo al paziente una presa in carico completa: dall’ingresso in pronto soccorso fino al ritorno a casa. Una vera eccellenza sanitaria, resa possibile dalla collaborazione stretta tra medici, fisioterapisti, infermieri, psicologi, operatori socio-sanitari e caregiver familiari.
La professoressa Elena Manuela Samaila, dell’équipe ortopedica, spiega:
“Maria è stata operata entro le cosiddette golden hours, ovvero entro 48 ore dal trauma, rispettando le linee guida internazionali. Questo ha permesso di ridurre in modo significativo il rischio di complicanze e di favorire un recupero rapido e funzionale”.
La sfida, come evidenzia il dottor Ermes Vedovi, direttore della UOC Recupero e Riabilitazione Funzionale, è duplice:
“Nel paziente anziano non si può pensare a una riabilitazione standard. Serve un approccio multidimensionale, che consideri anche lo stato cognitivo, nutrizionale, psicologico e relazionale. È fondamentale intercettare precocemente eventuali segnali di depressione o isolamento per garantire un pieno reinserimento nella vita quotidiana”.
Un metodo, questo, che segue le recenti linee guida nazionali e punta a ridurre non solo la mortalità, ma anche l’ospedalizzazione prolungata, con benefici evidenti sia in termini clinici sia sociali.
Il fisioterapista Simone Patuzzo, che ha seguito passo dopo passo la signora Maria, aggiunge:
“In età avanzata la fragilità è una variabile fondamentale. Non basta trattare la frattura: bisogna prendersi cura della persona nella sua interezza. La fisioterapia, per essere efficace, deve essere personalizzata, coordinata e integrata sin dal primo giorno”.
Il caso di Maria è molto più di una bella notizia: è un esempio concreto di come la sanità pubblica, quando ben organizzata, possa restituire qualità di vita anche nelle situazioni più complesse. In un contesto in cui l’aspettativa di vita continua ad aumentare, cresce inevitabilmente anche l’incidenza delle fratture femorali nella popolazione anziana.
Investire su modelli multidisciplinari come il Pdta veronese significa affrontare una delle maggiori cause di disabilità globale con efficacia e sostenibilità, riducendo costi, complicanze e dipendenza.
Maria, con il suo passo lento ma sicuro, lo dimostra meglio di qualsiasi statistica.
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