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Emergenza sanità a Cavallino-Treporti: un mese senza guardia medica, Baldin (M5S) lancia l’allarme

L’esponente pentastellata chiede alla Regione il potenziamento del centro a Ca’ Savio

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Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio Regionale

La cittadinanza di Cavallino-Treporti resterà senza servizio di guardia medica notturna e festiva per l’intero mese di settembre. A comunicarlo è stata l’ULSS 4 Veneto Orientale, che ha informato il Comune dell’impossibilità di garantire il presidio medico presso la sede dell’ex Regina Mundi, in via Fausta, a causa della cronica carenza di personale sanitario.

A denunciare la situazione è Erika Baldin, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale: «Per trenta giorni – spiega – i cittadini dovranno rivolgersi alla guardia medica di Jesolo, a oltre 10 km di distanza. Una condizione insostenibile, specialmente in un periodo ancora segnato dall’alta presenza turistica e da un traffico congestionato».

La proposta: rafforzare il presidio di Ca’ Savio e spingere sulla telemedicina

Baldin ha presentato un’interrogazione alla Giunta regionale, chiedendo in primis il rafforzamento del centro di primo intervento di Ca’ Savio, con più personale sanitario e operatività estesa per garantire servizi essenziali come ricette e certificati.

Altra priorità: l’estensione della telemedicina, per offrire assistenza a distanza ai residenti e compensare le lacune territoriali. In parallelo, Baldin sollecita anche un protocollo d’intesa con l’ULSS 3 Serenissima per facilitare l’accesso ai servizi sanitari del Lido di Venezia e di Burano.

"Serve un piano di welfare per medici e operatori"

La consigliera regionale rilancia infine l’idea di classificare Cavallino-Treporti come “zona sanitaria disagiata”, per attivare incentivi concreti: alloggi agevolati, ambulatori, parcheggi, indennità e servizi a sostegno dei medici che scelgano di lavorare sul territorio.

«Il problema abitativo incide pesantemente sulla scelta dei professionisti sanitari – sottolinea Baldin – e senza un piano strutturale rischiamo un lento abbandono del territorio da parte dei servizi pubblici fondamentali».

Una crisi che si trascina

Il disagio non è nuovo. Già ad agosto l’ULSS aveva limitato l’apertura delle sedi di continuità assistenziale, lasciando attivo solo l’ambulatorio di San Donà di Piave, a 27 km di distanza, con evidenti disagi per residenti e turisti.

A peggiorare il quadro, la protesta di fine agosto dei medici di continuità assistenziale del Sandonatese: 15 su 17 si sono dimessi, contestando il numero unico europeo 116117 e l’aggravio di lavoro che ne è derivato.

«Questa è una crisi strutturale – conclude Baldin – e va affrontata ora. Abbiamo già chiesto alla Giunta di attivare un tavolo con i Comuni e le ULSS. Mi auguro che l’aula regionale se ne occupi al più presto: la salute non può aspettare».

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