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Verso lo sciopero

Opere Pie d’Onigo, i sindacati denunciano la mancanza di dialogo con la direzione

FP CGIL e CISL FP di Treviso chiedono un tavolo di confronto per l’integrativo e avvertono che, senza risposte, scatterà la mobilitazione dei 230 dipendenti

Opere Pie d’Onigo

Opere Pie d’Onigo

A Pederobba cresce la tensione tra i sindacati e i vertici della struttura residenziale per anziani Opere Pie d’Onigo. Dopo cinque richieste di incontro rimaste senza seguito, le sigle FP CGIL e CISL FP trevigiana denunciano la mancata apertura di una trattativa per il contratto integrativo, con il rischio concreto di un avvio della mobilitazione dei circa 230 lavoratori impiegati nella struttura.

«Stiamo sfiorando l’attività antisindacale» affermano Alberto Lopin (CGIL) e Fabio Zuglian (CISL). «I lavoratori e le lavoratrici attendono risposte e azioni concrete, ma senza la volontà dei vertici di incontrare i rappresentanti sindacali e fornire elementi chiari sui fondi per il salario accessorio, la contrattazione diventa impossibile».

Secondo le organizzazioni sindacali, il silenzio della direzione e del Consiglio di amministrazione compromette la possibilità di garantire prerogative contrattuali e di legge, come l’erogazione del salario accessorio, le progressioni economiche e il corretto pagamento delle indennità. «Si tratta di questioni che devono essere definite nella contrattazione decentrata e non stabilite unilateralmente», ribadiscono Lopin e Zuglian.

L’ultima richiesta di incontro, presentata lo scorso luglio, non ha ricevuto risposta. Da qui l’ennesimo sollecito dei sindacati: «Chiediamo l’immediata convocazione del tavolo di confronto per trattare anche altre problematiche, come la copertura dei turni legata alla carenza di organico, in una struttura che in passato era considerata un fiore all’occhiello della gestione pubblica».

Un appello che vuole essere l’ultimo prima dell’azione di protesta: «Confidiamo nella responsabilità di chi deve garantire trasparenza e rispetto delle norme. Senza segnali concreti, non ci sarà alternativa all’apertura della mobilitazione in tutte le sedi utili a far rispettare i diritti dei lavoratori».

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