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A Porto Viro ripercorse le antiche vie dei pellegrini Romei

Tra fede e storia: a Contarina (Porto Viro) due serate su pellegrinaggi antichi e moderni, dalla testimonianza sul Cammino di Santiago alle romee tra Adige e Po raccontate da Raffaele Peretto; culmine con la messa del vescovo Dianin e la processione con la statua lignea di Brustolon.

Raffaele Peretto

Raffaele Peretto

Nell’ambito della solennità del santo patrono, la parrocchia di San Bartolomeo Apostolo di Contarina (Porto Viro) ha organizzato un ciclo di incontri con l’associazione culturale L’Umana Avventura. Due serate dal titolo “Pellegrini di Speranza nell’Anno Giubilare”, coronate nel giorno del santo dalla messa celebrata dal vescovo di Chioggia, mons. Giampaolo Dianin, e dalla processione lungo via Contarini con la storica statua lignea del santo, opera di Andrea Brustolon. In uno degli appuntamenti, “Il Cammino di San Giacomo: verso la Cattedrale di Compostela”, un gruppo di pellegrini portoviresi ha raccontato il recente pellegrinaggio in terra galiziana. Nell’altro, il geologo e archeologo Raffaele Peretto ha tenuto la conferenza “Ripercorrendo antiche romee tra Adige e Po: transiti pellegrinali in Polesine”, trattando delle vie di pellegrinaggio che attraversavano il Delta e il Polesine. Lo studioso ha spiegato come la nostra Romea si innesti su antichi percorsi quali la via dell’ambra (di tremila anni fa) e la romana via Popilia (con la diramazione costiera verso Clodia), utili a convogliare verso Roma e il Mediterraneo commerci, eserciti e, nell’era cristiana, i pellegrini. Prova ne sono le settecentesche fiaschette dei pellegrini, recuperate dallo stesso Peretto nell’alveo dell’Adige, e le numerose placchette medievali di piombo raffiguranti le chiavi e la spada, ovvero San Pietro e San Paolo. Un’altra Romea, quella germanica, passava invece per Padova, Rovigo, Argenta e Ferrara e fu descritta dal monaco Alberto di Stade, citando toponimi rispolverati da Peretto, che ha letto ai presenti una delle “Trecentonovelle” del letterato medievale Franco Sacchetti, il Boccaccio veneto, in cui si parla del nostro territorio in termini non proprio lusinghieri.

Fabio Pregnolato

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