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Salute Veneto
08.09.2025 - 11:15
Foto di repertorio
“Sulla carta tutti i veneti risultano assistiti da un medico di famiglia, ma nella realtà migliaia di cittadini sono senza un vero riferimento sanitario”. A denunciarlo è la consigliera regionale del Partito Democratico Anna Maria Bigon, vicepresidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale del Veneto, che ha acceso i riflettori sulla drammatica carenza di medici di medicina generale sul territorio.
Secondo Bigon, infatti, molti professionisti sono andati in pensione o hanno cambiato attività senza essere sostituiti, lasciando intere comunità, soprattutto nelle aree più periferiche, senza un medico stabile. “Essere presi in carico non significa soltanto comparire in un elenco, ma instaurare un rapporto fiduciario e continuativo, cosa che oggi manca a migliaia di veneti – spiega la consigliera – La realtà è che molti cittadini non hanno un medico cui rivolgersi per prescrizioni, certificati o anche semplici consulti.”
Le soluzioni adottate finora, come l’aumento del massimale di assistiti per medico a 1.800 o il ricorso alla Guardia Medica e alla Continuità Assistenziale, sono, per Bigon, insufficienti e inadeguate a garantire un’assistenza sanitaria quotidiana e continuativa. “Non bastano soluzioni tampone – aggiunge – Serve una svolta urgente da parte della Regione, che deve elaborare un piano strutturale per assumere, formare e sostenere i giovani medici, assicurando così una presenza capillare sul territorio.”
La consigliera conclude con un appello alle istituzioni: “La medicina territoriale è il primo presidio di salute pubblica e la sua crisi rappresenta un pericolo concreto. I cittadini non possono essere considerati solo numeri su un registro, ma devono avere un medico che li segua davvero.”
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