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Settembre veneto: i proverbi tra saggezza popolare e cambi di stagione

Tre proverbi che raccontano l'anima del mese della vendemmia

Settembre veneto: i proverbi tra saggezza popolare e cambi di stagione

Foto di repertorio

L’inizio di settembre, in Veneto, non è solo il ritorno alla scuola o alla routine lavorativa: è un momento di passaggio che da secoli viene raccontato e custodito attraverso i proverbi popolari. Frasi semplici, tramandate oralmente, che sanno ancora oggi fotografare con sorprendente attualità lo spirito del mese e i suoi ritmi.

Abbiamo scelto tre proverbi veneti tra i più noti e significativi, che ci parlano di vendemmia, meteo e lavoro. Ecco come, nella saggezza contadina, settembre prende forma.

1. “Setenbre, òsto e vendemar”

(Settembre, agosto e vendemmia)

Il detto gioca sull’assonanza tra "òsto" (l’ultimo) e il verbo “vendemiar”, sottolineando come settembre sia l’ultimo scampolo d’estate, ma anche il cuore della vendemmia. È il mese in cui le campagne si animano: grappoli d’uva maturi, tini, ceste e mani laboriose raccontano di un Veneto che, dalla Valpolicella al Prosecco, vive ancora oggi questo rito come un momento collettivo e identitario. La vendemmia è lavoro, ma anche festa. È memoria, ma anche futuro.

2. “Setenbre rafresca el pé, otobre el fa el so dover”

(Settembre rinfresca i piedi, ottobre fa il suo dovere)

Con questo proverbio si parla del cambiamento climatico che segna il mese: le giornate si accorciano, l’aria si fa più frizzante, le prime nebbie annunciano l’autunno. “Rinfrescare i piedi” è una metafora concreta: un invito a mettere da parte i sandali e riscoprire calze e scarpe chiuse. Il passaggio è dolce ma evidente: settembre è un ponte tra stagioni, un mese che porta equilibrio dopo gli eccessi dell’estate.

3. “Chi no ga fato, a setenbre lavora tanto”

(Chi non ha lavorato prima, a settembre dovrà faticare molto)

Una lezione antica quanto attuale: chi ha rimandato o sprecato il tempo nei mesi precedenti, a settembre sarà costretto a recuperare con maggiore fatica. È il proverbio che più rappresenta il ritorno al lavoro, alla scuola, agli impegni. Un monito alla responsabilità e alla programmazione, tipico della cultura contadina veneta, che aveva ben chiaro il valore del tempo e della preparazione.

Tradizione che parla al presente

Questi tre proverbi non sono solo curiosità folkloristiche: rappresentano ancora oggi un linguaggio vivo, capace di interpretare la quotidianità. Parlano di ritmo naturale, di disciplina, ma anche di senso della comunità.

Settembre, in Veneto, non è mai stato solo un mese: è un momento simbolico, fatto di vendemmie e sveglie presto, di primi freddi e nuovi inizi. E nella voce dei proverbi, si sente ancora il passo lento ma deciso di chi, in questa terra, ha imparato a vivere in sintonia con le stagioni.

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