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La scoperta

La scoperta che cambia la storia di Gerusalemme, la diga di Siloe svela un’ingegneria di 2800 anni fa

A capo del team di ricerca la padovana Elisabetta Boaretto del Weizmann Institute of Science

(A) The study sites. Graphics by Manuel Cimadevilla, Israel Antiquities Authority. (B) The Siloam Dam excavation. Arrows mark the sampling locations. (C) A representative straw fragment embedded in th

Foto da www.pnas.org - (A) The study sites. Graphics by Manuel Cimadevilla, Israel Antiquities Authority. (B) The Siloam Dam excavation. Arrows mark the sampling locations. (C) A representative straw

Un team di studiosi guidato da Johanna Regev ed Elisabetta Boaretto del Weizmann Institute of Science, insieme a Nahshon Szanton, Filip Vukosavović, Itamar Berko, Yiftah Shalev e Joe Uziel dell’Autorità israeliana per le Antichità, con il contributo di Eugenia Mintz e Lior Regev, ha firmato una scoperta che cambia la storia di Gerusalemme. La loro ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista PNAS, ha infatti datato con precisione la monumentale diga della Piscina di Siloe, collocandone la costruzione intorno all’800 a.C..

La diga, lunga almeno 19 metri e alta 11, sbarrava la valle del Tiropeon creando un bacino artificiale che raccoglieva le acque della sorgente del Ghihon, cuore della prima Gerusalemme, e quelle piovane. Era un’opera grandiosa, che completava un sistema idrico già complesso: la torre di fortificazione della sorgente, il Canale II e, più tardi, il celebre Tunnel di Siloe.

Gli studiosi sono arrivati a questa datazione analizzando campioni di paglia e ramoscelli inglobati nella malta della diga. Tutti i test al radiocarbonio hanno restituito risultati coerenti, compresi tra 809 e 792 a.C.: una finestra cronologica sorprendentemente precisa per un’opera di quasi tremila anni fa.

Ma perché Gerusalemme investì in un progetto tanto imponente? La risposta arriva dal clima. Tra l’850 e l’800 a.C. la regione conobbe una fase di inverni aridi alternati a piogge torrenziali e improvvise inondazioni. Una variabilità percepita come imprevedibile, che metteva in pericolo la vita della città. I regnanti di Giuda, con ogni probabilità il re Ioas o il suo successore Amazia, decisero allora di affrontare il problema con una soluzione innovativa: costruire una diga che fosse insieme serbatoio di emergenza e strumento di stabilità idrica.

Lo studio dimostra così che Gerusalemme, già nell’VIII secolo a.C., disponeva di un sistema idrico integrato: sorgente fortificata, canali di adduzione e un grande bacino artificiale. Non solo ingegneria, ma anche una risposta sociale e politica a una vera e propria crisi climatica.

Come sottolineano gli autori, la diga di Siloe non è soltanto un monumento dell’antichità, ma la prova di come le comunità del passato abbiano saputo reagire a sfide ambientali con ingegno e visione a lungo termine.

La diga di Siloe in numeri

  • Datazione: 809–792 a.C. (analisi al radiocarbonio)
  • Dimensioni: 19 m di lunghezza, 11 m di altezza, 10 m di spessore
  • Funzione: creare un bacino artificiale per raccogliere acque piovane e della sorgente del Ghihon
  • Contesto climatico: siccità prolungate alternate a piogge torrenziali
  • Protagonisti: re Ioas o Amazia, regnanti di Giuda intorno all’800 a.C.
  • Ricerca: Weizmann Institute of Science e Israel Antiquities Authority, pubblicata su PNAS
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