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Medicina Generale in Veneto: la riforma delle cure territoriali reclama coraggio e risorse

I sindacati chiedono alla politica regionale di investire su modelli organizzativi efficaci e sul futuro dei medici di famiglia

Medicina Generale in Veneto: la riforma delle cure territoriali reclama coraggio e risorse

Foto di repertorio

I rappresentanti sindacali della Medicina Generale veneta lanciano un appello chiaro e urgente alla politica regionale: per rilanciare le cure territoriali serve una riforma coraggiosa, sostenuta da risorse adeguate e un’organizzazione concreta, capace di rispondere alle nuove esigenze di una popolazione sempre più fragile e complessa.

Dopo mesi di stallo e decisioni prese senza confronto, finalmente la Regione ha riaperto il tavolo negoziale con i medici di famiglia, protagonisti di un sistema sanitario che rappresenta il primo filtro e punto di riferimento per i cittadini. Ma la strada è ancora lunga: «Non basta costruire Case della Comunità senza personale e senza un progetto coerente – sottolineano i sindacati – servono modelli funzionali, con personale infermieristico e amministrativo di supporto, per garantire qualità, sicurezza e prossimità».

Il mondo della Medicina Generale è chiamato oggi a farsi carico non solo delle patologie croniche e degli anziani, ma anche di nuove fragilità sociali, dal disagio giovanile alle dipendenze, fino alle persone senza dimora. In questo quadro, la professione medica rischia l’esaurimento a causa di carichi e responsabilità crescenti, aggravati da una burocrazia oppressiva e da modelli organizzativi superati.

Il futuro dei medici di famiglia, avvertono i sindacati, passa per un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata, per una formazione adeguata e per la valorizzazione del ruolo che rivestono nella tutela della salute pubblica. L’innovazione tecnologica, le reti informatiche e strumenti come il Punto Unico di Accesso (PUA) devono essere strumenti di semplificazione, non di complicazione.

Il messaggio rivolto alla politica regionale è chiaro e pressante: «Adesso serve una politica attenta, capace di coprogettare e di investire, fiduciosa nei propri medici e pronta a tutelare il lavoro essenziale svolto dalla Medicina Generale». Senza questo coraggio, la riforma delle cure territoriali resterà incompiuta e a pagare saranno soprattutto i cittadini più vulnerabili.

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