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Anno scolastico 2025/26: troppi banchi vuoti tra cattedre e posti ATA nelle province di Treviso e Belluno

La Cisl Scuola lancia l’allarme: senza stabilizzazione dei precari, a rischio la continuità didattica e la qualità dell’insegnamento

Anno scolastico 2025/26: troppi banchi vuoti tra cattedre e posti ATA nelle province di Treviso e Belluno

Foto di repertorio

Anche all’avvio di questo nuovo anno scolastico, nelle province di Treviso e Belluno persistono criticità che rischiano di compromettere il diritto allo studio degli studenti. Nonostante alcuni miglioramenti, soprattutto nel ruolo dei dirigenti scolastici, la carenza di personale docente e Ata rimane allarmante.

A Treviso sono stati assegnati 5 dirigenti su 6 posti disponibili, mentre a Belluno solo 3 su 6, dove la difficile posizione geografica, l’aumento del costo della vita e la mancanza di infrastrutture ostacolano l’attrattività del territorio per il personale scolastico.

La situazione più grave riguarda i docenti, soprattutto quelli di sostegno: tra Treviso e Belluno manca circa il 20-30% degli insegnanti dedicati agli alunni con disabilità, che rischiano così di iniziare l’anno senza il supporto necessario. Il Ministero ha autorizzato assunzioni solo per un terzo delle cattedre vacanti, lasciando un ampio ricorso a supplenze temporanee, con evidenti conseguenze sulla qualità didattica.

Il personale ATA, fondamentale per il funzionamento delle scuole, presenta ancora molte carenze: su oltre 550 posti vacanti tra collaboratori scolastici e assistenti amministrativi nelle due province, meno della metà sono stati coperti con assunzioni a tempo indeterminato. Anche tra i DSGA persistono molte posizioni scoperte, che le autorità scolastiche stanno tentando di colmare con nomine aggiuntive.

Secondo Anna Lucia Tamborrini, segretaria generale della Cisl Scuola Belluno Treviso, “il percorso verso una scuola stabile, inclusiva e di qualità passa necessariamente dalla stabilizzazione del personale precario. Garantire continuità agli studenti significa investire nel futuro del nostro territorio e della società intera”.

Il messaggio che emerge con forza è chiaro: l’istruzione non è una spesa da tagliare, ma un investimento imprescindibile per la crescita sociale e culturale. Solo con risorse adeguate e personale stabile si potrà assicurare un servizio scolastico all’altezza delle sfide di oggi e domani.

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