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10.09.2025 - 13:49
Foto di repertorio
In Europa, ogni anno, il virus respiratorio sinciziale (RSV) colpisce milioni di persone sopra i 60 anni: si stimano oltre 3 milioni di casi, 465.000 ricoveri e più di 33.000 decessi ospedalieri. In Italia, nel solo 2019, si sono registrati circa 290.000 casi, con 26.000 ricoveri e 2.000 decessi. Numeri che rendono evidente la necessità di una strategia vaccinale mirata.
Proprio per questo, Motore Sanità ha organizzato a Venezia un tavolo di lavoro interregionale coinvolgendo Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige — territori noti per le loro buone pratiche in ambito vaccinale — con un obiettivo chiaro: accelerare la somministrazione del vaccino contro l’RSV ai soggetti più vulnerabili, in particolare anziani, pazienti immunocompromessi e persone con BPCO (bronco-pneumopatia cronica ostruttiva).
“Le riacutizzazioni nei pazienti con BPCO sono eventi gravi, che compromettono in modo irreversibile la funzione respiratoria e aumentano il rischio di morte”, ha spiegato Claudio Micheletto, direttore della Pneumologia dell’AOU di Verona e presidente AIPO. “Oltre alla vaccinazione antinfluenzale e antipneumococcica, ora le linee guida raccomandano fortemente anche l’immunizzazione contro l’RSV.”
Anche Anna Maria Cattelan, direttrice delle Malattie Infettive all’AOU di Padova, ha sottolineato la posta in gioco: “Per i soggetti fragili — neonati, anziani, immunodepressi — il virus sinciziale può portare a bronchioliti e polmoniti molto gravi. Il vaccino, oggi disponibile, rappresenta un vero scudo immunitario. Va inserito quanto prima nei percorsi assistenziali.”
Tuttavia, l’implementazione a livello nazionale resta frammentaria, con molte regioni ancora in attesa di direttive ministeriali. Intanto, il virus continua a colpire in silenzio, lasciando i più deboli esposti a conseguenze gravi.
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