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Violenza di genere
15.09.2025 - 16:41
Il carcere di Montorio, Verona
Un nuovo passo concreto nella lotta alla violenza di genere arriva da Verona, dove è stato siglato un accordo di collaborazione tra il Comune e la Casa Circondariale di Montorio per l’attivazione di percorsi di rieducazione rivolti agli uomini condannati per maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale o atti persecutori.
L’iniziativa, approvata dalla Giunta su proposta della vicesindaca e assessora alla parità di genere Barbara Bissoli, vede il coinvolgimento diretto del Centro N.A.V. – Non Agire Violenza, considerato un punto di riferimento a livello regionale nei servizi di contrasto alla violenza domestica.
Il protocollo prevede che il Centro N.A.V., coordinato dal dott. Filippo Saccardo, metta a disposizione professionisti specializzati per lo svolgimento di interventi psico-educativi individuali e di gruppo all’interno del carcere.
Gli incontri – destinati a un massimo di otto detenuti per gruppo – avranno una durata complessiva di almeno 60 ore distribuite in 12 mesi e si rivolgeranno a chi ha già un piano di trattamento individualizzato nell’ambito dell’Osservazione scientifica della personalità, secondo quanto previsto dalla normativa penitenziaria vigente.
L’obiettivo è responsabilizzare i detenuti rispetto alla violenza commessa, favorendo una presa di coscienza sui danni arrecati e promuovendo comportamenti alternativi. Il Comune parteciperà attivamente anche alle riunioni del Gruppo Osservazione e Trattamento (G.O.T.), collaborando con gli operatori penitenziari per monitorare l’evoluzione del percorso.
«Questo accordo rappresenta una risposta concreta e strutturata alla violenza maschile contro le donne, nella convinzione che la prevenzione della recidiva sia parte integrante della protezione delle vittime», ha commentato la vicesindaca Bissoli.
«Stiamo portando l’esperienza e la competenza dei nostri Servizi Antiviolenza dentro il carcere, come auspicato dal Tavolo del Carcere istituito presso il Comune, offrendo così un contributo importante alla funzione rieducativa della pena, come sancito dall’articolo 27 della Costituzione e ribadito dalla Convenzione di Istanbul».
Soddisfatta anche la direttrice della Casa Circondariale, Mariagrazia Bregoli, che sottolinea l’importanza dell’intervento soprattutto per reati che spesso maturano in contesti familiari.
«È fondamentale offrire a questi detenuti l’opportunità di un percorso trasformativo, capace di aiutarli a rientrare nella società e nella propria famiglia in modo consapevole e responsabile. Lavorare sul benessere psicologico dell’individuo significa anche tutelare la sicurezza e la salute emotiva di chi lo circonda».
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