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Il nuovo Decreto Montagna
20.09.2025 - 15:23
Foto di repertorio
Il Senato ha approvato in via definitiva il cosiddetto Decreto Montagna, un pacchetto legislativo pensato per rilanciare i territori montani italiani, ma destinato a far discutere soprattutto per le norme sulla gestione dei grandi carnivori. Tra i punti più controversi figura la possibilità di procedere all’abbattimento controllato dei lupi, attraverso una nuova disciplina che recepisce le modifiche alla Direttiva Habitat e alla Convenzione di Berna, declassando il livello di protezione della specie.
Il decreto prevede un piano triennale di investimenti da 200 milioni di euro l’anno fino al 2027 per contrastare spopolamento e isolamento, rafforzare servizi essenziali come sanità e istruzione, migliorare le infrastrutture digitali e sostenere turismo e agricoltura. Tuttavia, l’attenzione mediatica si è concentrata sull’articolo 13 del provvedimento, che stabilisce limiti annuali di prelievo per il lupo, calcolati su base territoriale e con l’obiettivo dichiarato di non compromettere la conservazione della specie.
La questione è particolarmente sentita in Veneto, dove la convivenza tra lupo e attività umane si fa sempre più complessa. Nella Lessinia trentina, il Consiglio di Stato ha recentemente autorizzato l’abbattimento di due esemplari, su richiesta della Provincia di Trento e con parere favorevole dell’Ispra. Il caso è considerato emblematico di una tensione crescente tra la tutela della biodiversità e le esigenze degli allevatori e agricoltori locali, che ogni anno ricevono indennizzi per centinaia di migliaia di euro a causa delle predazioni.
I dati dimostrano che la popolazione del lupo è in crescita costante, con espansioni territoriali significative. Alcuni esponenti politici spingono per un contenimento più drastico, sulla scia di quanto già avviene in Francia, dove tra il 2019 e il 2024 sono stati abbattuti centinaia di lupi in deroga alla normativa europea. Tuttavia, i risultati sull’effettiva riduzione delle predazioni rimangono controversi.
Sul fronte opposto si collocano le associazioni ambientaliste, che giudicano l’abbattimento una misura estrema e poco efficace se non accompagnata da strategie di prevenzione, coesistenza e monitoraggio attivo. In particolare, si sottolinea come in zone come la Lessinia, da anni teatro di dibattiti accesi, manchino ancora strumenti adeguati per proteggere realmente pascoli e attività zootecniche, senza ricorrere a soluzioni drastiche.
Il Decreto Montagna, pur introducendo nuovi strumenti operativi, lascia aperto il dibattito sulla gestione faunistica nei territori alpini e appenninici, tra equilibrio ambientale, sicurezza per le comunità rurali e conservazione della fauna selvatica. Mentre il testo attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, la Lessinia e le aree limitrofe si preparano a diventare il laboratorio sperimentale di una normativa destinata a segnare una svolta nel rapporto tra uomo e natura.
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