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Attualità
22.09.2025 - 12:09
Foto di repertorio
“La sanità non può più aspettare”. Giovanni Manildo, candidato alla presidenza del Veneto, interviene con toni netti sullo stato del sistema sanitario regionale. Al centro del suo intervento: la carenza cronica di medici di base, la mancata attuazione delle Case di comunità e il rischio, sempre più concreto, che gli investimenti del PNRR si traducano in strutture inutilizzate.
«Le Case di comunità sono un’ottima intuizione – afferma Manildo – ma senza personale restano solo muri. Costruire edifici senza medici e infermieri non serve. E intanto, il centrodestra pensa a spingere ancora di più verso la privatizzazione. Noi, invece, vogliamo rimettere la sanità pubblica al centro dell’agenda regionale. Punto e a capo».
L’ex sindaco di Treviso dipinge un quadro critico: intere comunità, soprattutto nelle aree montane e nei piccoli centri, restano ormai senza medico di famiglia, con conseguenze dirette sulla qualità della vita e sull’equità dell’accesso alle cure: «Più solitudine, più code nei pronto soccorso, più diseguaglianze. È così che si sgretola, pezzo dopo pezzo, il nostro servizio sanitario pubblico».
Manildo rivendica una visione opposta a quella proposta da esponenti del centrodestra come Flavio Tosi, che ha recentemente rilanciato il “modello lombardo” a forte trazione privata: «Privatizzare non è la soluzione, è parte del problema. La sanità non è un servizio qualsiasi: è un diritto costituzionale. E la Regione ha il dovere di garantire quel diritto in modo pieno, per tutti».
Nel suo programma, Manildo propone misure operative fin dal primo giorno di mandato:
Tavolo permanente con sindacati, ordini professionali e associazioni;
Risorse strutturali, non “compatibili”, ma “necessarie” per rendere attrattive le professioni sanitarie;
Investimenti nella sicurezza ospedaliera, per tutelare pazienti e operatori;
Una nuova centralità della sanità nei bilanci regionali.
«Curare la salute delle persone è il primo dovere di una Regione che vuole davvero costruire futuro – conclude Manildo –. Non si tratta di uno slogan: è la base della dignità sociale e della coesione di un territorio».
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