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Struttura sanitaria all'abbandono

L’Istituto Carlo Steeb al Lido versa in condizioni critiche: lavoratori e ospiti tra disagi e carenze strutturali

Infiltrazioni, impianti malfunzionanti e riduzione del personale mettono a rischio la qualità dell’assistenza: la FP Cgil chiede un piano urgente per rilanciare la storica struttura sanitaria veneziana

L'ingresso della struttura

L'ingresso della struttura

La situazione all’Istituto Carlo Steeb del Lido di Venezia è sempre più grave. La storica struttura, di proprietà di Venezia Sanità e gestita da CODESS, accoglie anziani e persone fragili ma versa in uno stato di abbandono che ormai si protrae da anni.

Secondo la FP Cgil di Venezia, gli ospiti e i lavoratori devono convivere con infiltrazioni, edifici fatiscenti e impianti di condizionamento che non funzionano, condizioni che rendono il lavoro quotidiano sempre più difficile. «Oggi il Carlo Steeb impiega circa 120 persone, contro le 151 del 2013, che garantiscono assistenza ogni giorno – spiega Marco Dario della FP Cgil –. Senza interventi strutturali e un coordinamento pubblico chiaro, la qualità dell’assistenza rischia di peggiorare, penalizzando sia il personale sia gli ospiti».

Il progressivo stato di degrado è legato a un evidente disinteresse della partecipata ULSS 3, che ha scaricato sul gestore tutte le spese straordinarie di manutenzione. A queste condizioni non sorprende che il bando di gara per l’affidamento della struttura, pubblicato all’inizio del 2025, sia rimasto deserto.

Non mancano problemi anche sul fronte dei contratti di lavoro. All’interno dell’istituto operano circa cento professionisti con stipendi diversi a parità di mansione, regolati da quattro contratti collettivi differenti: Sanità privata, Cooperative Sociali, UNEBA e AIOP RSA. Quest’ultimo, applicato ai neo-assunti, è considerato il meno vantaggioso. «Non basta avere tempi certi per un nuovo bando – continua Dario –. Serve ripensare l’intero impianto dei servizi al Lido, garantendo qualità dell’assistenza e condizioni di lavoro eque, con un unico contratto collettivo applicabile, quello della Sanità privata».

Dario sottolinea anche le difficoltà logistiche: «La peculiarità geografica del Lido costringe il personale a spostamenti continui con i mezzi pubblici, generando costi aggiuntivi che rischiano di spingere via i lavoratori. È urgente intervenire anche sotto questo aspetto».

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