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Il Comune di Venezia nega l’autorizzazione all’assemblea sindacale per la Global Sumud Flotilla

FP CGIL denuncia un’azione burocratica che silenzia il dibattito su una tragedia umanitaria

Il Comune di Venezia nega l’autorizzazione all’assemblea sindacale per la Global Sumud Flotilla

Foto di repertorio

Il Comune di Venezia ha negato l’autorizzazione per lo svolgimento di un’assemblea sindacale urgente, convocata dalla FP CGIL, per discutere degli attacchi recenti alla Global Sumud Flotilla. La decisione, secondo il sindacato, rappresenta «una vergogna vera» e una manifestazione della «burocrazia cieca» che non vuole consentire il dibattito su una tragedia umanitaria di rilevanza internazionale.

L'assemblea era programmata per ieri, mercoledì 25 settembre, dalle 11 alle 13, in concomitanza con il consiglio comunale che si svolgeva presso la Sala del Consiglio di via Palazzo. La convocazione aveva come obiettivo la discussione sull’attacco alle navi italiane, inglesi e polacche della Global Sumud Flotilla. Tuttavia, il Comune ha deciso di negare il permesso per l’assemblea online, sostenendo che non sarebbe stato possibile garantire la partecipazione del personale senza compromettere il regolare svolgimento delle attività e dei servizi dell'Ente.

Paolo D’Agostino, Segretario della FP CGIL di Venezia, ha commentato con durezza la decisione dell’Amministrazione Comunale: «È una vergogna vera, degna della migliore burocrazia cieca. A pochi giorni da un’altra assemblea negata dall’ULSS 3, anche il Comune si unisce a chi vuole far calare il silenzio su questa tragedia umanitaria. Qui, a Venezia, nel 2025, non si può parlare di guerra coi lavoratori degli enti pubblici del territorio.»

Nonostante il diniego, il sindacato ha annunciato che parteciperà al presidio davanti al consiglio comunale, per manifestare contro quella che definisce l’arroganza cieca di un ente «ormai allo sbando». La FP CGIL ha anche lanciato un appello pubblico alla cittadinanza per partecipare alle iniziative di mobilitazione nei giorni a venire, in modo da aprire un varco per discutere liberamente su quanto sta accadendo nel contesto internazionale.

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