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Safilo, la Filctem Cgil di Padova rifiuta l'accordo per la cassa integrazione

Il Sindacato denuncia:"Non è una crisi, basta scaricare i rischi sui lavoratori"

Safilo, la Filctem Cgil di Padova rifiuta l'accordo per la cassa integrazione

@facebook Cgil Padova

La Filctem Cgil di Padova ha deciso di non firmare l’accordo proposto da Safilo per l’utilizzo della cassa integrazione che riguarderà il periodo dal 3 ottobre al 28 dicembre 2025. La decisione è stata presa durante l'esame congiunto di ieri, che ha visto l'azienda e i sindacati confrontarsi sui motivi alla base della richiesta. L’accordo coinvolgerà 186 operai e 52 impiegati e quadri, riguardando in particolare i reparti magazzino e qualità.

Nicoletta Rampazzo, Segretaria Generale della Filctem Cgil Padova, ha spiegato la posizione del sindacato: “Da cinque anni ormai, Safilo ricorre periodicamente alla cassa integrazione per gestire i normali e prevedibili cali di volumi nel magazzino di Padova. Questo non è altro che un uso sistematico di un ammortizzatore sociale per far fronte a fluttuazioni organizzative, non a crisi aziendali, scaricando il rischio d'impresa sui lavoratori e provocando gravi perdite economiche per loro".

Rampazzo ha inoltre sottolineato che Safilo non sta affrontando una crisi economica: "Nel primo semestre del 2025 l’azienda ha visto un aumento significativo dell'utile netto e dei margini, e l’impatto dei dazi non ha avuto ripercussioni negative". La Filctem contesta quindi l'ennesimo ricorso alla cassa integrazione e chiede a gran voce una nuova organizzazione del lavoro. “Abbiamo da tempo chiesto all'azienda una gestione diversa, che non si limiti a fare affidamento sugli ammortizzatori sociali. Abbiamo anche proposto forme di welfare aziendale per integrare i redditi dei lavoratori, ma senza mai ottenere risposte concrete", ha spiegato Rampazzo.

Il sindacato non accetta più che l’azienda continui a gestire le difficoltà legate ai volumi produttivi sulla pelle dei lavoratori. “Safilo ha la capacità e il dovere di organizzarsi diversamente per rispondere alle sfide del mercato senza ricorrere sistematicamente alla cassa integrazione. In Veneto, dove i salari sono i più colpiti dalla perdita del potere d’acquisto, non possiamo accettare che i lavoratori continuino a pagare il prezzo di scelte aziendali sbagliate”, ha concluso Rampazzo.

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