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La Strada delle 52 Gallerie: un capolavoro di ingegneria tra storia e natura

Il celebre percorso militare della Grande Guerra continua ad affascinare escursionisti e appassionati di montagna, offrendo panorami mozzafiato e un viaggio unico nel passato

La Strada delle 52 Gallerie: un capolavoro di ingegneria tra storia e natura

Foto di repertorio

La Strada delle 52 Gallerie, situata sul monte Pasubio tra le province di Vicenza e Trento, rappresenta uno dei simboli più straordinari della Prima Guerra Mondiale e un’eccellenza dell’ingegneria militare italiana. Costruita tra il 1917 e il 1918 per permettere il rifornimento sicuro e nascosto delle truppe italiane, questa strada scavata nella roccia si snoda per circa 6,5 chilometri e attraversa – come suggerisce il nome – ben 52 gallerie, alcune delle quali particolarmente strette e illuminate solo da deboli luci.

Oggi, a più di un secolo dalla sua realizzazione, la Strada delle 52 Gallerie è una meta molto apprezzata dagli escursionisti e dagli amanti della montagna. Il percorso, impegnativo ma affascinante, regala viste spettacolari sulla vallata sottostante e sulle cime circostanti, immersi in un’atmosfera che unisce natura e memoria storica.

Lungo il cammino, si respira ancora il peso della storia: le gallerie, realizzate a mano in condizioni estreme, testimoniano l’ingegno e il coraggio di quegli uomini che hanno combattuto in un ambiente aspro e ostile. Le pareti, spesso umide e strette, raccontano storie di sacrificio e resistenza.

Per chi decide di affrontare questo percorso, è consigliabile una buona preparazione fisica e un equipaggiamento adeguato, inclusa una fonte di luce personale, visto che alcune gallerie sono scarsamente illuminate. Il momento migliore per l’escursione va dalla tarda primavera all’inizio dell’autunno, quando le condizioni climatiche sono più favorevoli.

La Strada delle 52 Gallerie non è solo un itinerario di grande valore storico e paesaggistico, ma anche un’occasione per riflettere sulla capacità dell’uomo di adattarsi e trasformare la natura per scopi vitali, lasciando un’eredità che oggi unisce turismo, cultura e memoria.

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