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Attualità
26.09.2025 - 10:31
Foto di repertorio
Verona ha accolto una visita di grande valore simbolico e umano: Maher Nicola Canawati, sindaco di Betlemme, ha incontrato Damiano Tommasi nella storica Sala Arazzi del Comune, accompagnato da assessori e consiglieri comunali. Un incontro che rafforza il patto di amicizia tra le due città, nato anni fa e oggi più che mai segnato dall’urgenza di portare solidarietà a una terra in difficoltà.
Con un’espressione mista di dolore e speranza, Canawati ha raccontato le drammatiche condizioni in cui versa la sua città, sottolineando come la sua delegazione fosse partita da Betlemme “con il cuore infranto” ma ora ritorni “con il cuore gonfio di speranza”. Il primo cittadino palestinese ha voluto ringraziare “dal profondo del cuore” tutti gli italiani che si sono schierati a favore della Palestina e che chiedono un immediato cessate il fuoco, un passaggio imprescindibile per aprire la strada a una possibile soluzione del conflitto.
Il sindaco veronese Tommasi ha posto l’accento sull’importanza del contatto diretto, che va oltre il semplice scambio istituzionale e diventa “un gesto di autentica amicizia e solidarietà umanitaria”. Ha auspicato che questo dialogo possa tradursi in azioni concrete di supporto alla quotidianità di Betlemme, duramente provata da una crisi senza precedenti. “Senza cessate il fuoco – ha aggiunto – non potremo nemmeno immaginare un futuro migliore”.
Canawati ha dipinto un quadro desolante: la città è circondata da 28 insediamenti israeliani, con una popolazione di circa 180.000 persone che sottrae risorse vitali come l’acqua – Betlemme, pur essendo ricca di acqua, ne riceve solo una frazione e deve acquistarla da Israele. I coloni sono armati, con il sostegno del governo israeliano, e agiscono impunemente contro i palestinesi. Le 134 barriere e checkpoint presenti intorno a Betlemme isolano ulteriormente la popolazione, spingendo molti alla fuga.
La più grande preoccupazione di Canawati riguarda l’esodo dei cristiani palestinesi, che da decenni abbandonano la Terra Santa: oggi solo 165.000 cristiani vivono in Palestina, contro i 4 milioni residenti all’estero. “Se tutto questo non è pulizia etnica – ha detto con forza – allora cos’è? Se quanto accade a Gaza non è un genocidio, cosa possiamo chiamarlo?”. La priorità è dunque sostenere chi resta e contrastare l’emigrazione forzata.
L’economia di Betlemme, storicamente ancorata al turismo religioso, è praticamente collassata da due anni, con chiusure di hotel, negozi e laboratori artigianali e una disoccupazione che ha raggiunto il 65%. Il divieto di lavorare nelle aree israeliane ha privato migliaia di persone di una fonte di sostentamento.
Questa visita rappresenta un momento cruciale per rinsaldare i legami di amicizia e rinnovare l’impegno verso una realtà che rischia di scomparire sotto il peso della violenza e dell’isolamento. Verona conferma così il suo ruolo di ponte di pace e solidarietà in un momento storico in cui l’umanità non può voltarsi dall’altra parte.
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