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Crisi delle esportazioni

Cala l'export nella Marca: PMI in calo di 118 milioni nel primo semestre del 2025

Il Presidente Sartori, Confartigianato: «Servono politiche industriali e incentivi all’innovazione»

Foto di repertorio

Foto di repertorio

Il primo semestre del 2025 si chiude con un segno negativo per l’export della manifattura trevigiana. Nei nove settori a maggiore incidenza delle piccole e medie imprese si registra una contrazione del 3,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, pari a una perdita di 118 milioni 585 mila euro. Un arretramento più marcato della media veneta, che si ferma al -1,5%, pur mantenendo la regione al terzo posto nazionale per valore delle esportazioni.

A crescere sono soltanto il comparto del legno (+16%, 123,8 milioni di euro) e quello alimentare (+7,4%, 351,8 milioni). In flessione invece i prodotti metallici (-9,1%, 434 milioni), i mobili (-7,4%, 862 milioni), l’abbigliamento (-8,2%, 378,5 milioni), il tessile (-5,3%, 124,3 milioni) e gli articoli in pelle (-1,1%, 543 milioni). Particolarmente pesante il crollo della stampa e della riproduzione di supporti registrati, che hanno visto un dimezzamento del fatturato in un anno e un calo del 90% rispetto al 2023.

«Più delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti – osserva Armando Sartori, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana – pesano le crisi internazionali e l’incertezza che generano. La tendenza negativa non è nuova: occorrono strumenti concreti per sostenere le PMI trevigiane, a partire da una politica industriale regionale che salvaguardi il potenziale imprenditoriale». Sartori richiama anche la necessità di una semplificazione normativa a livello nazionale e di politiche europee «che favoriscano davvero la transizione digitale ed ecologica».

Sul fronte dei mercati, i cinque principali Paesi importatori – Germania, Francia, Stati Uniti, Spagna e Gran Bretagna – rappresentano il 59% dell’export trevigiano, con una contrazione complessiva contenuta allo 0,9%. In particolare, la Germania segna un +1%, la Gran Bretagna un +1,7%, mentre Stati Uniti, Francia e Spagna restano in calo. Le contrazioni più significative arrivano da Romania (-13,5%) e Svezia (-13,3%), bilanciate però dall’exploit degli Emirati Arabi Uniti (+41,5%) e dalla crescita della Cina (+9%), che raggiunge 146,8 milioni di euro di import dal Trevigiano.

«Il compito dell’Associazione – conclude Sartori – è orientare le imprese verso i mercati emergenti, capaci di compensare il rallentamento dei partner storici del “Made in Treviso”».

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