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Verona si conferma regina dell’agroalimentare italiano: export a 4,6 miliardi, staccata Cuneo

Nonostante le incertezze globali e la guerra commerciale USA, l'agroalimentare scaligero cresce

Verona si conferma regina dell’agroalimentare italiano: export a 4,6 miliardi, staccata Cuneo

Foto di repertorio

Verona consolida il suo primato nell’agroalimentare italiano, superando ancora una volta Cuneo e confermandosi capitale dell’export del settore. Con un valore totale delle esportazioni pari a 4,57 miliardi di euro nel 2024 – di cui solo il 5% destinato agli Stati Uniti – la provincia scaligera si pone saldamente in testa alla classifica nazionale, rappresentando da sola il 46% dell’export agroalimentare del Veneto e quasi il 7% di quello nazionale.

È quanto emerge dal 2° Report “Economia, agricoltura e agroalimentare” di Confagricoltura Verona, realizzato con l’Ufficio Studi della CGIA di Mestre e presentato oggi alla Camera di Commercio. I dati consolidati del 2024 e le proiezioni per il 2025 raccontano di una provincia che, nonostante il contesto geopolitico incerto e l’aumento dei tassi di interesse, continua a crescere grazie alla diversificazione dei mercati e alla tenuta della produzione agricola.

Tra i settori trainanti spiccano:

  • Bevande (vini in primis): 1,3 miliardi di euro;

  • Prodotti agricoli: 642 milioni;

  • Carni lavorate o conservate: 722 milioni;

  • Lattiero-caseari: 499 milioni;

  • Mangimi e alimenti per animali: 197 milioni.

La Germania resta il primo mercato di sbocco (27% dell’export), seguita da Francia, Regno Unito, Austria e Svizzera. Gli Stati Uniti, nonostante le tensioni commerciali innescate dal ritorno di Trump alla Casa Bianca, rappresentano solo il 4,9% del mercato export veronese, rendendo quindi più contenuti i possibili contraccolpi.

In termini di valore aggiunto in agricoltura, Verona è seconda in Italia solo a Bolzano, con 1,3 miliardi di euro, pari al 30% del totale veneto. La crescita tra il 2019 e il 2023 è stata del +2,9%, contro un calo nazionale del -7,1%. Le previsioni per il 2025 indicano un ulteriore aumento dell’1,2%, il doppio della media nazionale (+0,6%).

Dal lato dei costi di produzione, il 2024 ha segnato un alleggerimento rispetto ai picchi inflattivi del triennio precedente, ma i prezzi restano ben al di sopra dei livelli pre-Covid: in particolare per fertilizzanti ed energia elettrica, che continuano a incidere pesantemente sulla redditività aziendale.

Le performance per prodotto nel 2024 sono eterogenee:

  • Bene: latte (+7,7%), frutta (+65,2%, in particolare pere e mele), ortaggi come zucchine (+59,3%), pomodori (+19,2%) e meloni (+11,5%);

  • Male: cereali (-33,4%), carni (-1,6%) e uova (-8,9%).

“Verona rafforza la sua leadership nell’export agroalimentare italiano – ha commentato Alberto De Togni, presidente di Confagricoltura Verona – ma restano criticità nei costi e nella redditività, specie per energia e fertilizzanti. Serve una politica energetica che sganci l’elettricità dal gas, valorizzando le fonti rinnovabili prodotte in ambito agricolo”.

Anche Renato Mason, segretario della CGIA di Mestre, ha evidenziato che “pur in presenza di segnali incoraggianti, le imprese faticano ancora a sostenere investimenti strutturali a causa dei costi elevati e dei tassi di interesse. Servono interventi per garantire competitività e innovazione”.

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